GdP, dopo la carta stop all’online
Ieri l’annuncio. Mercoledì incontro direzione/sindacati sul fondo di solidarietà.
Dopo aver interrotto le pubblicazioni su carta, il Giornale del Popolo sospende da oggi pure quelle online. “Con la fine del mese di maggio va in pausa anche il nostro sito internet”, ha annunciato ieri sul portale: “Dal 1° giugno i dipendenti del GdP non ricevono più lo stipendio. Essendo tutti, da quella data, iscritti alla cassa disoccupazione, per motivi legali non potranno lavorare all’aggiornamento delle pagine web”. Resta però aperto il conto dell’Associazione Amici del Giornale del Popolo, su cui sono finora confluite offerte “per oltre 70mila franchi”. Intanto a due settimane dal deposito dei bilanci in Pretura da parte dell’editore, cioè il vescovo, i sindacati e le associazioni tengono alta l’attenzione su quanto sia ancora possibile fare per tutelare, aiutare i dipendenti e i collaboratori della testata. Mercoledì, in un incontro con la direzione del giornale, si è discusso in particolare del fondo di solidarietà per i dipendenti. O meglio, del suo futuro. Già, perché «a ora la colletta ha portato una cifra che non permette di pianificare chissà cosa – rileva Nicola Morellato, segretario regionale di Syndicom – e noi abbiamo cercato di capire soprattutto quali siano le intenzioni del Vescovo e della Curia. Da una parte hanno chiuso i rubinetti, dall’altra chiedono un gesto di solidarietà ma solo a fallimento decretato. Insomma, c’è qualche contraddizione». Domande che, nelle speranze di Morellato, saranno poste ‘de visu’ al Vescovo. «Sì, vogliamo chiedergli un incontro, per fare tutta la chiarezza possibile e per capire una volta per tutte di cosa si sta parlando quando si menziona questo fondo di solidarietà». E, va da sé, «cosa voglia fare l’editore. Il vescovo ha detto non molto tempo fa che era sua intenzione fare tutto il possibile per la creazione di questo fondo, ora bisogna dare una stretta». Per Ruben Rossello, presidente dell’Associazione ticinese dei giornalisti (Atg), «è ferma la volontà di sindacati e associazioni affinché la promessa di un fondo di solidarietà per i dipendenti che dovessero essere effettivamente licenziati venga mantenuta e attuata». Di più. Sindacati e associazioni si sono offerti anche «di fungere da garanti per quanto concerne la gestione del fondo di solidarietà». Fondo sul quale, a oggi, ci sono più incertezze che certezze.