Kim scrive a Trump, Putin scrive a Kim
Washington – Questa volta è stato Kim Jong-un a scrivere a Donald Trump. Una lettera del capo nordcoreano è in viaggio per Washington, latore Kim Yong Chol, il numero due del regime di Pyongyang. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo e Kim Yong Chol si sono incontrati ieri per tentare di ridare una chance al faccia a faccia “storico” tra i rispettivi capi, annullato pochi giorni fa dallo stesso Trump a causa, così ha detto, dell’aggressività nordcoreana. “È andata bene – ha detto Pompeo al termine dei colloqui – si sono fatti progressi”. Ma tutti ormai attendono di conoscere il contenuto della missiva di Kim. Trump ha ripreso a menzionare il 12 giugno come auspicabile data per il summit con il leader nordcoreano, sostenuto dall’ottimismo di Pompeo: “Sono sicuro che stiamo andando nella giusta direzione”, riconoscendo comunque che occorreranno giorni per colmare la distanza delle posizioni delle due parti. Certo è che la Corea del Nord è impegnata in una ampia offensiva diplomatica, non limitata alle letterine amorose tra Kim e Donald. A Pyongyang è arrivato ieri il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov che ha incontrato Kim Jong-un, a sua volta invitato a recarsi a Mosca. Lavrov ha affermato che il Cremlino è “interessato alla pace e al progresso sulla penisola coreana”. Poi il messaggio russo, con la sollecitazione alla progressiva rimozione delle sanzioni sulla Corea del Nord. “È ovvio che la soluzione non possa essere onnicomprensiva senza rimuovere le sanzioni”, ha detto Lavrov. “Questa non può essere raggiunta in un solo colpo. Non ci può essere l’immediata denuclearizzazione” che dovrebbe essere “fatta passo dopo passo e tutte le parti coinvolte devono trovarsi a metà strada in ogni passaggio”. Lavrov ha così consegnato un messaggio del presidente Vladimir Putin in cui sono espressi “i migliori auspici” per la riuscita dei recenti sforzi diplomatici. Su ciò di cui ha davvero parlato con Kim, silenzio.