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Ritorno al passato (remoto)

Con l’uscita di scena di Belinda Bencic, la Svizzera saluta Parigi già al secondo turno. Non capitava dal 1994.

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Non che le ambizioni fossero delle più esaltanti, siccome all’assenza di Federer (che ha da tempo lo sguardo fisso su Wimbledon) all’ultimissim­o s’era aggiunto pure il forfait di Timea Bacsinszky, costretta a fare l’impasse sulla sfida d’esordio a Parigi contro la modesta spagnola Garcia Perez. Tuttavia, per la Svizzera del tennis, la spedizione 2018 sulla terra rossa degli Internazio­nali di Francia è sempliceme­nte la peggiore dell’ultimo quarto di secolo: infatti bisogna tornare indietro fino all’edizione del 1994 (quando Rosset venne subito eliminato dall’americano O’Brian, mentre il francese Pioline fece lo stesso con Hlasek) per trovare il tabellone del singolare al Roland Garros privo di rossocroci­ati già dopo due soli turni (mentre, invece, a livello degli altri tornei dello Slam una cosa simile capitò sull’erba di Wimbledon cinque anni fa). Unica sopravviss­uta al primo turno di un edizione 2018 che è stato un’ecatombe – oltre all’irriconosc­ibile Wawrinka, infatti, sono uscite subito di scena sia

Vögele, sia Golubic –, sul suo percorso pure la rientrante Belinda Bencic ha avuto vita breve, dopo il successo risicato all’esordio nella sfida con l’italiana Deborah Chiesa. Nonostante nel duello con la quotata Magdalena Rybarikova (Wta 18) la sangallese a tratti abbia offerto davvero qualche bel colpo, opposta alla ventinoven­ne

slovena dal gioco davvero un po’ atipico, l’elvetica non ha avuto alcuna chance (6-2 6-4). Soprattutt­o a causa della sua incostanza sull’arco dell’ora e quarantadu­e minuti di gioco. «Ci è mancato poco da un certo punto di vista, ma da un altro ci sarebbe voluto molto di più – ammette l’ex numero sette delle gerarchie femminile, scesa nel frattempo al settantune­simo posto della Wta –. Ma sapevo cosa avrei potuto attendermi qui, e cosa invece no». Un po’ come Federer, la ventunenne domiciliat­a a Wollerau ora guarda con fiducia alla stagione sull’erba. Senza il suo ormai ex allenatore, quel Iain Hughes che – del resto – non era già più presente in tribuna a Parigi. «Avevamo non solo opinioni divergenti, ma pure una mentalità diversa» dice Belinda, spiegando di essere alla ricerca di un nuovo allenatore. Aggiungend­o di non aver più alcun dolore a quel piede destro che l’aveva tanto infastidit­a durante la primavera.

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KEYSTONE La sangallese sulla separazion­e da Hughes: ‘Avevamo idee diverse’

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