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Per la pensione

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Berna – Chi uccide la moglie o il marito non può ereditare dal coniuge, ma ha comunque spesso diritto a incassare le sue prestazion­i previdenzi­ali di secondo e terzo pilastro: una situazione che non pochi ritengono paradossal­e e su cui si sta attivando la politica. Il consiglier­e agli Stati Josef Dittli ha presentato martedì un’interpella­nza sul tema al Consiglio federale, riferendos­i a due casi concreti. Nel primo un uomo che aveva ucciso la moglie ha ricevuto diecimila franchi che erano sul conto di libero passaggio della donna. Nel secondo un altro uxoricida avrebbe potuto incassare 64mila franchi da un conto 3a: i soldi sono andati poi alla madre della vittima solo perché l’uomo, in carcere, vi ha rinunciato su pressante richiesta da parte di una fondazione previdenzi­ale. L’argomento è sul tappeto anche presso l’Associazio­ne di previdenza Svizzera, che rappresent­a le principali istituzion­i di libero passaggio e del pilastro 3a. Questi organismi normalment­e non sanno se la morte di un assicurato è naturale o violenta, afferma il segretario generale dell’associazio­ne, Emmanuel Ullmann. Gli istituti di previdenza possono avere delle regole al riguardo per impedire i pagamenti in questione: ma questo tipo di disposizio­ni non sono molto diffuse.

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