Export in Siria solo con autorizzazione
Sarà proibito vendere prodotti chimici nel Paese mediorientale senza il benestare della Seco
Berna – Nuovo inasprimento delle sanzioni riguardanti la Siria: sarà è proibito vendere al Paese mediorientale isopropanolo – che è anche un possibile precursore del gas sarin – e altre sostanze simili senza autorizzazione. Lo ha deciso ieri il Consiglio federale adattando le relative ordinanze dopo che nelle scorse settimane era venuto alla luce un caso di esportazione di alcool isopropilico. Secondo quanto aveva indicato la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) a fine aprile, la domanda per l’esportazione dell’isopropanolo era stata presentata da un esportatore svizzero nel maggio 2014. Destinatario era l’azienda siriana Mediterranean Pharmaceutical Industries, un produttore di sostanze farmaceutiche. Secondo il governo la Seco, non impedendo la fornitura, aveva agito correttamente. I controlli hanno anche confermato che non vi sono indizi di un uso abusivo dell’isopropanolo esportato, per esempio per produrre l’aggressivo chimico sarin. La sostanza fornita all’azienda siriana è stata interamente utilizzata per produrre un farmaco. Ciononostante il Consiglio federale intende ora impedire che in futuro una fornitura di isopropanolo – o di un altro bene di cui l’Unione europea (Ue) ha limitato l’esportazione – possa essere ceduta alla Siria senza che le autorità svizzere ne siano al corrente. Da ieri, per la vendita, la fornitura, l’esportazione e il transito di determinati prodotti chimici (tra cui l’isopropanolo), materiali e altri beni a destinazione della Siria deve quindi essere obbligatoriamente richiesta l’autorizzazione alla Seco. Sottostanno all’obbligo anche i servizi in relazione con tali beni, come i finanziamenti. La Confederazione aveva pronunciato sanzioni contro la Siria per la prima volta il 18 maggio 2011. Con quella decisione la Svizzera aveva fatto suoi i provvedimenti presi dall’Ue una settimana prima. Il continuo peggioramento della situazione siriana ha indotto l’Unione europea a inasprire le sue sanzioni in più tappe. A sua volta il Consiglio federale ha adeguato a più riprese l’ordinanza, in sintonia con le decisioni dei Bruxelles.