Verso una maggiore integrità della piazza finanziaria
Berna – In futuro, avvocati, notai e altri consulenti dovranno interrompere le relazioni d’affari in caso di sospetti di riciclaggio di denaro o di finanziamento del terrorismo internazionale. È quanto propone il Consiglio federale che ieri ha posto in consultazione fino al 21 settembre un progetto per rafforzare l’integrità della piazza finanziaria svizzera. In seguito alle rivelazioni dei Panama papers, banchieri e commercianti non saranno più i soli a essere sottoposti alla legge sul riciclaggio di denaro. Con la revisione della relativa normativa, il governo intende sottoporre a obblighi di diligenza anche determinati servizi forniti in relazione alla costituzione, gestione o amministrazione di società o di trust. Per quanto riguarda gli avvocati e i consulenti giuridici, tali obblighi non si spingeranno però così lontano: anziché essere obbligati a comunicare alle autorità attività sospette di riciclaggio di denaro o di finanziamento del terrorismo, essi dovranno opporre un rifiuto o interrompere la relazione d’affari. Il Consiglio federale suggerisce inoltre che la legge obblighi esplicitamente gli intermediari a verificare le informazioni relative all’avente diritto economico. I banchieri dovranno anche controllare regolarmente l’attualità delle informazioni riguardanti i clienti. Un altro aspetto concerne il commercio di pietre e metalli preziosi. I venditori saranno sottoposti agli obblighi di diligenza in caso di pagamento in contanti a partire da 15mila franchi anziché 100mila come oggi. Gli acquirenti di metalli preziosi usati dovranno pure rispettare gli obblighi di diligenza al fine di ridurre il rischio di ricettazione. Infine, il progetto propone di migliorare l’efficacia del sistema di comunicazione dei sospetti in materia di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. La differenza tra il diritto e il dovere di comunicare i casi all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (Mros) non trova più campo di applicazione. Il Consiglio federale raccomanda quindi di sopprimere ‘tout court’ il diritto di comunicazione. Quale contropartita, il termine di 20 giorni imposto al Mros per analizzare le comunicazioni giuntegli verrà abolito.