L’esecutivo giallo-verde deciso a non firmare l’accordo con la Svizzera
Così come è stato parafato nel dicembre 2015 l’accordo sul nuovo sistema fiscale dei frontalieri occupati in Svizzera non sarà firmato dal nuovo governo gialloverde. Sia la Lega che il Movimento 5 Stelle ne hanno chiesto la cancellazione. Sono tornati a chiederlo anche in questa legislatura, dopo che nella precedenza sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio, nelle settimane precedenti il voto dello 4 marzo, avevano promesso che se fossero arrivati al governo avrebbero affrontato il tema. E al governo ci sono arrivati. La posizione della Lega, soprattutto con i parlamentari della fascia di confine (frontalieri significa 300mila votanti), è sempre stata critica nei confronti dell’accordo del 2015. L’esito del voto politico del 4 marzo, così come quello delle elezioni regionali in Lombardia, nelle aree a ridosso della frontiera, ha premiato i movimenti che si sono schierati a fianco dei frontalieri. La Regione Lombardia da sempre è schierata contro il nuovo accordo fiscale, presentato come incremento della tassazione dei frontalieri e un contemporaneo impoverimento dei Comuni di frontiera, a favore delle casse dello Stato. Nonostante il molto parlare che in questi ultimissimi anni si è fatto sul nuovo sistema fiscale dei frontalieri e sui ristorni a favore dei Comuni di frontiera, l’accordo non è mai stato illustrato in modo esaustivo, per evitare equivoci e speculazioni. Equivoci sono sorti anche a seguito delle prese di posizioni da parte dei sindacati, che a più riprese hanno sollecitato la ricerca di un sistema più equilibrato che tenga conto delle particolarità sociali ed economiche dei frontalieri. Un fatto appare scontato: nell’agenda politica del nuovo governo l’accordo fiscale dei frontalieri non è una priorità. E pensare che con il testo parafato si concretizzava uno dei principali impegni assunti da Italia e Svizzera nella roadmap firmata nel febbraio 2015 a Milano. Per la tassazione dei frontalieri sembra proprio che nulla cambierà e per molto tempo. Resta quindi in vigore l’accordo del 1974, che consente ai frontalieri residenti entro i venti chilometri di pagare le tasse in Svizzera. Il Canton Ticino con l’accordo parafato nel 2015 avrebbe incassato 10 milioni di franchi in più all’anno. I primi a tornare sulla nuova tassazione dei frontalieri sono stati i parlamentari della Lega Nord, iniziando da Nicola Molteni, uno dei più stretti collaboratori di Salvini: «Ora che al governo ci siamo noi, l’accordo sarà cancellato, così come avevamo promesso in campagna elettorale» e il deputato comasco grillino Giovanni Currò ha presentato una ordinanza al ministero delle Finanze per chiedere la cancellazione dell’accordo.