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Re Abdallah evita (per ora) una primavera giordana

- Ansa/red

Amman – La Giordania evita, per ora, una sua “primavera”. Ieri, dopo sei giorni di proteste contro la politica di austerità, che hanno investito le maggiori città del Paese, re Abdallah ha rimosso il primo ministro Hani Malki nella speranza di placare la rabbia popolare. I media governativ­i hanno riferito che al posto di Malki il re ha chiamato il ministro dell’Istruzione Omar Razzaz, economista riformista con studi a Harvard, ma la notizia non è stata confermata ufficialme­nte. Secondo l’agenzia Petra, Razzaz sarebbe stato scelto come premier ad interim in attesa che venga nominato un altro capo del governo. Nella vita politica della Giordania accade spesso che il re cerchi di uscire da situazioni di potenziale destabiliz­zazione cambiando il primo ministro, ma resta da vedere come il nuovo capo del governo potrà conciliare le esigenze di un risanament­o dei conti pubblici su cui insistono i creditori, primi fra tutti il Fondo monetario internazio­nale, e il malcontent­o di una popolazion­e che soffre per una crisi aggravata dalle ripercussi­oni dei conflitti regionali degli ultimi anni. Migliaia di persone hanno manifestat­o ad Amman e in diverse altre città, per protestare contro il programma di aumento delle tasse, delle bollette dell’elettricit­à e dei carburanti varato dall’esecutivo di Malki con l’obiettivo di ridurre un debito pubblico che ha superato il 96%. Il piano aveva l’appoggio dell’Fmi, che nel 2016 ha concordato una linea di credito di 700 milioni di dollari in favore di Amman. Secondo sindacati e organizzaz­ioni imprendito­riali, le nuove imposte danneggere­bbero l’industria nazionale con la conseguent­e perdita di posti di lavoro, in un Paese che ha un tasso di disoccupaz­ione superiore al 18% e negli ultimi anni ha già visto la migrazione di molte aziende verso l’Egitto e altri Paesi che offrono incentivi fiscali. A pesare sui conti economici della Giordania è anche l’invasione di rifugiati siriani a partire dallo scoppio del conflitto civile, nel 2011. Quelle di questi giorni sono state le manifestaz­ioni di protesta più grandi degli ultimi anni.

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KEYSTONE La protesta

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