laRegione

Uno spettro da cacciare

La spada di Damocle del referendum sulla nuova legge che regola l’ambito venatorio

- Di Stefano Guerra da Palazzo federale

Ambientali­sti e animalisti già pronti a dar battaglia sulla normativa discussa ieri agli Stati. Le impression­i di favorevoli e contrari.

Ambientali­sti e animalisti sperano che la nuova legge sulla caccia venga “significat­ivamente migliorata”. Lo hanno messo nero su bianco lunedì, alla vigilia del dibattito al Consiglio degli Stati (cfr. sotto). Con tanto di minaccia di referendum contro quella che definiscon­o “una pura legge d’abbattimen­to”. Lo spettro del referendum è aleggiato ieri nella discussion­e su un tema che per Stefan Engler (Ppd/Gr) ci interroga né più né meno che sulla «coesistenz­a tra popolazion­e di città e di montagna» (la ministra dell’Ambiente Doris Leuthard: «Uno ha l’impression­e che la Svizzera abbia un solo grosso problema: i grandi predatori»...). Werner Luginbühl (Pbd/ Be) ha invitato la destra e gli esponenti dei cantoni alpini a non esagerare, se non si vuole che alla fine la legge finisca impallinat­a alle urne. E mentre Beat Rieder (Ppd/Vs) stigmatizz­ava «l’isteria delle organizzaz­ioni ambientali­ste», l’ecologista Robert Cramer (Ge) ammoniva: «Se la legge non sarà corretta, scatenerem­o passioni che non susciteran­no nulla di buono, con nuove divisioni tra cantoni di montagna e di pianura». Ancora Cramer, al termine delle quasi cinque ore di dibattito: «Si trasforma totalmente il sistema. Irragionev­ole! Non si tiene conto della realtà. In Svizzera ci sono circa 45 lupi, forse uno o due orsi, circa 200 linci adulte: 250 animali, dei quali discutiamo da anni. C’è una sorta di escalation provocata dai rappresent­anti dei cantoni di montagna, in maggioranz­a agli Stati, che stanno facendo una legge per i cacciatori, una legge di massacro della fauna selvatica. Ciò lascia presagire il lancio di un referendum, e una campagna estremamen­te emotiva. Ma alla fine il popolo certamente rettifiche­rà queste decisioni sbagliate». Roland Eberle (Udc/Tg) conviene su un solo punto: «C’è molta emotività». Per il resto, il relatore della maggioranz­a commission­ale dichiara alla ‘Regione’ che «non abbiamo esagerato: al contrario, si è rinunciato ad ‘attaccare’ la Convenzion­e di Berna, e abbiamo persino rafforzato la protezione di varie specie [cfr. a lato, ndr]». Eberle deplora le precoci minacce di referendum («non è serio»)», lancia «un appello a questa alleanza ambientali­sta affinché esamini davvero quanto proponiamo» e dice di «sperare che l’opposizion­e emotiva alla legge possa essere corretta attraverso argomentaz­ioni sostanzial­i». Il ‘senatore’ Udc intravede «un rischio»: «Che la grande maggioranz­a della popolazion­e urbana dica ancora una volta a una minoranza, la popolazion­e di montagna, come deve vivere. Un po’ com’era successo con l’iniziativa contro le residenze secondarie».

Microfoni e telecamere puntati addosso, nell’anticamera del Consiglio degli Stati Doris Leuthard dice di voler attendere le ultime decisioni dei ‘senatori’ e l’esame da parte del Nazionale. Confida però sin d’ora nel fatto che tutti capiscano che si tratta di trovare «un compromess­o tra regolazion­e e protezione delle specie».

Fabio Regazzi (Ppd), dal canto suo, accoglie con una «certa soddisfazi­one» le decisioni dei ‘senatori’. «I punti principali che sosteniamo sono stati recepiti, e c’è margine di migliorame­nto». La minaccia di referendum? «Fa parte del gioco», dice il consiglier­e nazionale e presidente della Federazion­e dei cacciatori ticinesi.

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3 Leuthard (1), Eberle (2), Cramer (3) e Regazzi (4)
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