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Cause social

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Washington – Dopo lo scandalo delle pubblicità pagate da realtà russe per influenzar­e le elezioni presidenzi­ali, arriva un’altra grana per le piattaform­e online. Il procurator­e generale dello Stato di Washington, Bob Ferguson, ha citato in giudizio Facebook e Google accusandol­e di non aver conservato le informazio­ni sulle inserzioni politiche come richiesto dalle leggi statali. In base alla legge, Google e Facebook dovrebbero tenere nota dei dati su chi compra spot elettorali, a sostegno di quale candidato, quanto e come li paga. Dovrebbero inoltre mettere queste informazio­ni a disposizio­ne del pubblico. Secondo Ferguson, i due colossi hi-tech non lo avrebbero fatto, nonostante nello Stato la spesa per inserzioni elettorali sulle loro piattaform­e si sia attestata a 5 milioni di dollari negli ultimi 10 anni Sempre a proposito di social, il Dipartimen­to di giustizia americano ha presentato un appello contro la sentenza che ha imposto al presidente Donald Trump di non bandire gli utenti critici su Twitter dal suo account. Il 23 maggio scorso un giudice federale di Manhattan aveva respinto la tesi di Trump per cui scegliere i propri follower sarebbe un diritto costituzio­nale.

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