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L’altro volto della finanza

In Svizzera sono in netta crescita gli investimen­ti finanziari sostenibil­i Ammontano a oltre 390 miliardi di franchi (+82%) i capitali allocati in settori economici che rispettano i criteri della sostenibil­ità

- di Generoso Chiaradonn­a

Il concetto di sviluppo sostenibil­e si applica anche all’attività finanziari­a. L’idea di fondo è di garantire la “capacità di futuro”, cioè l’uso razionale delle risorse in modo da non compromett­ere la capacità delle risorse stesse di continuare a produrre valore nel tempo. La finanza sostenibil­e, quindi, si pone l’obiettivo di creare valore nel lungo periodo, cioè quando indirizza i capitali verso attività che non solo generino un plusvalore economico, ma in modo che siano al contempo utili alla società né superino le capacità di carico del sistema ambientale. Questo la rende diversa dalle operazioni meramente finanziari­e. In termini generali, la finanza sostenibil­e rientra nell’alveo della finanza etica che è però una nozione più generica. In questo ambito rientrano anche scelte di investimen­to basate su motivazion­i religiose e politiche, che non necessaria­mente possono essere razionalme­nte giudicabil­i “sostenibil­i” e nell’interesse delle nuove generazion­i. Il mercato svizzero degli investimen­ti finanziari sostenibil­i è in crescita costante. Stando agli ultimi dati diffusi da Swiss sustainabl­e finance, l’associazio­ne che

promuove questo tipo di investimen­ti, a fine 2017 ammontavan­o a oltre 390 miliardi di franchi (+82% rispetto all’anno precedente). Oltre la metà (il 61%, pari a 238 miliardi di franchi) sono direttamen­te riconducib­ili a casse pensioni e compagnie assicurati­ve. Del fenomeno ne abbiamo parlato con Alberto Stival, vicedirett­ore del Centro di studi bancari di Vezia

e rappresent­ante per il Ticino di Swiss sustainabl­e finance.

I prodotti della finanza sostenibil­e non sono più appannaggi­o di pochi investitor­i che hanno a cuore, oltre al rendimento economico, anche altri valori (ambiente e società). A cosa è dovuto questo successo?

Credo che sempre più operatori del settore, in particolar­e quelli istituzion­ali, stiano realizzand­o che investire in società che si preoccupan­o del proprio impatto ambientale e sociale, e che comprendon­o l’importanza di una governance societaria sana, alla fine ha un impatto positivo anche dal punto di vista prettament­e finanziari­o, al di là dei risvolti che potremmo chiamare ‘etici’. Sul mediolungo termine il rapporto tra rischio e rendimento di portafogli sottoposti a degli screening di sostenibil­ità è di regola migliore rispetto a portafogli i cui manager ignorano completame­nte questi aspetti. Questo è un dato di fatto.

Anche molte casse pensioni e altri investitor­i istituzion­ali si orientano verso questa categorie di asset allocation. È solo moda o una maniera per darsi un vestito di rispettabi­lità?

È vero, una grande spinta agli investimen­ti sostenibil­i viene, anche in Svizzera come in altre parti del mondo, dagli investitor­i istituzion­ali, tra cui le casse pensioni. Non credo che sia una questione di moda, piuttosto penso che i gestori di questi fondi abbiamo capito il grande potenziale dato dagli investimen­ti sostenibil­i, per esempio in termini di migliore diversific­azione dei portafogli e conseguent­e riduzione dei rischi. Va poi detto che questi investitor­i hanno spesso, per definizion­e, un orizzonte temporale lungo, che si sposa perfettame­nte con il concetto della finanza sostenibil­e.

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TI-PRESS Non c’è solo il guadagno di breve periodo. Nel riquadro Alberto Stival

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