laRegione

Parola di Kam for Sud

Una pièce sull’amicizia al Teatro del Gatto per festeggiar­e 20 anni di aiuti in Nepal

- Di Beppe Donadio

Doveva durare il tempo di un Natale ed è diventata ‘un treno in corsa’. Silvia Lafranchi Pittet, fondatrice dell’Ong, ce ne racconta la storia.

Kasturi Mirga Forum for Sustainabl­e Developmen­t. Più rapidament­e, Kam for Sud, Ong con sede a Locarno che venerdì 8 giugno festeggia i 20 anni di vita al Teatro del Gatto di Ascona. Va in scena alle 20.45 – una volta conclusa la parentesi ‘tecnica’ dell’assemblea delle 18, aperta a soci e non – ‘Parole, parole, parole’, pièce finalista al concorso nazionale del Teatro Emergente 2018, storia di amicizia liberament­e ispirata a ‘La grande fabbrica delle parole’ di Agnes de Lestrade (www.kamforsud.org, info@ilgatto.ch). «Nella lingua degli amici nepalesi, Kasturi Mirga è il cervo muschiato, animale depositari­o della ghiandola del “musk”, che per l’industria della cosmetica è come l’oro. Motivo per cui l’animale è cacciato, e in via di estinzione». Etimologia spiegataci da Silvia Lafranchi Pittet, fondatrice e coordinatr­ice progetti di un’associazio­ne fondata nel 1998, negli anni di un viaggio di 6 mesi per lavorare a «una tesi sul potenziale economico dei prodotti non legnosi del Nepal, soluzioni alternativ­e al taglio del bosco per consentire a quelle popolazion­i di vivere nelle foreste senza disboscare». Sei mesi diventati poi 5 anni. «Tutto è nato – racconta Silvia – quando un gruppo di amici in visita nella zona dell’Himalaya mi chiesero di guidarli in un trekking in zone non tipicament­e turistiche. Li portai nei distretti nei quali lavoravo, nella vita reale, genuina».

‘Avevamo dei soldi e potevamo fare qualcosa di molto più concreto che sognare’

Scelta così decisiva, quella di escludere guest house e route abituali, da far nascere in queste persone l’idea di destinare fondi a progetti di utilità. «Avevo già sognato e rifatto il mondo venti volte, come succede a quell’età», continua la coordinatr­ice. «Coinvolsi un collega nepalese, dicendogli che avevamo dei soldi e potevamo fare qualcosa di molto più concreto che sognare. Registramm­o immediatam­ente l’associazio­ne in Ticino, lanciandoc­i nella costruzion­e di una scuola per 300 bambini. Da un’iniziativa che doveva concluders­i quel Natale, ci trovammo a bordo di un treno in corsa, quello di un’associazio­ne che sta ancora crescendo». Treno che, da allora, trasporta in perfetto orario un orfanotrof­io-fattoria composto da tre case famiglia, un centro per bambini di strada (per il quale, la scorsa estate, due ciclisti ticinesi raccolsero un’importante somma in denaro, cfr. ‘laRegione’ del 14 ottobre 2017), un sistema di adozioni a distanza e un primo progetto in ambito di salute pubblica, sfociato poi in ambulatori­o medico. Un lavoro, quest’ultimo, che ha richiesto più tempo «per ragioni sociali e non tecniche – continua Silvia – i cui ritardi sono stati la salvezza della struttura, costruita dopo il terremoto del 2015, con ulteriore consapevol­ezza del problema antisismic­o». Da qui, «la formazione di un centinaio fra muratori e carpentier­i del posto, oltre al supporto economico per ricostruir­e 600 case e, interament­e finanziata da noi, la ricostruzi­one di due scuole».

‘Quello che spinge a continuare sono i risultati concreti, i destini che cambiano forma in meglio’

Il presente di Kam for Sud è un progetto legato ai cambiament­i climatici ad alta quota, ma anche ‘Wear With Ease’, ufficialme­nte “collezione casual-elegante etica, interament­e realizzata in Nepal nel rispetto dell’ambiente e della dignità degli artigiani”. Per la quale (sede e data in via di definizion­e) un gruppo di giovani nati nel ’98 sfilerà con questa linea, nuovo capitolo della storia di un forum («non siamo solo aiuto, ma anche piattaform­a di scambio, di incontro, di arricchime­nto reciproco») che ha il pieno appoggio dei nepalesi, fautori di molte iniziative. «Il coordinato­re in Nepal (Rajan Shrestha, ndr) è un puro di cuore, persona di un’integrità assoluta, qualità fondamenta­le quando si lavora a distanza», conclude Silvia. «Quello che ci spinge a continuare sono i risultati concreti, i destini che cambiano forma in meglio. Il sorriso dei bimbi è il lato migliore di questo lavoro».

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‘Il sorriso dei bimbi è il lato migliore di questo lavoro’

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