Sabato il successore di Cavin: tre nomi per una poltrona
«La struttura – prosegue Chicherio – è solida, può continuare a funzionare benissimo anche senza Cavin. Contrariamente a quanto il presidente del Lugano ebbe modo di dire quando asserì che “lasciamo solo macerie”, non molto tempo fa abbiamo presentato l’intera struttura tecnica, approvata all’unanimità dai tre club, Lugano, Chiasso e Bellinzona. Manca solo la figura del nuovo responsabile tecnico. Un nome il Team Ticino ce l’ha da tempo, ma abbiamo concesso al club la possibilità di fare altre proposte. La decisione circa il successore di Cavin verrà presa dal comitato sabato. I candidati sono tre: il nostro, uno dell’Ac Bellinzona e uno del Lugano. Se non ci sarà l’unanimità, passeremo alla votazione, decide la maggioranza». I tre club garantiscono un quarto del budget di circa 1’200’000 franchi (a titolo di paragone, il Basilea nel settore giovanile investe 8 milioni), secondo una chiave di ripartizione che è stata modificata, rispetto a quella originale. «Quando c’era anche il Locarno, ogni club versava 60’000 franchi. Con l’uscita di scena dei bianchi, la ripartizione è per categoria: il Lugano versa 120’000 franchi, il Chiasso 90’000, l’Acb 60’000. Per regolamento i rossoblù potrebbero anche uscire dal progetto, pagando però 80’000 franchi per la formazione, in quanto non hanno il calcio d’élite. L’Acb, pur non essendo in Swiss Football League, ha invece il calcio d’élite e, quindi, può vantare dei diritti sui giocatori». Negli anni, il Team Ticino è sempre rimasto fedele ai suoi principi? «Le faccio un esempio molto chiaro. Enzo Lucibello, membro di comitato, ha un figlio che avrebbe dovuto passare dalla U15 alla U16. Al ragazzo è stato però comunicato che non era abbastanza bravo per fare il passo, stando ai nostri criteri di selezione. Il figlio non è più nel team, ma il padre è ancora un nostro valido membro di comitato. Magari si sbaglia, con certe valutazioni, ma l’etica significa anche questo: non farsi condizionare dagli eventuali interessi o dal coinvolgimento di un genitore, con i rischi del caso una volta che questi decida di lasciare il progetto nel quale ora sta invece investendo tempo ed energie. Non gradiamo che il dirigente russo voglia entrare con una forza tale da essere poi lui a decidere. Il comitato è composto da persone attive da molti anni e che condividono la stessa filosofia. Ogni club ha il diritto di presentare chi preferisce, non avremmo nulla in contrario all’ingresso di Novoselskiy. Dà però fastidio che voglia fare il padre padrone. Uno che, tra l’altro, ha dichiarato che non gli piacciono i compromessi ed è convinto che basti pagare per poter fare quello che vuole».