laRegione

Se paghi, vendo ma comando io

- Di Marzio Mellini

Un uomo solo al comando. La celebre frase con la quale il radiocroni­sta Mario Ferretti celebrava nel 1949 l’impresa di Fausto Coppi al Giro nell’epica tappa tra Cuneo e Pinerolo, calza a pennello anche ad Angelo Renzetti. Solo, sì, e non ne ha mai fatto mistero. Al contrario, ha più volte chiesto aiuto, finora invano, lamentando una situazione che a medio e lungo termine diventa insostenib­ile per un dirigente al quale va ascritto un piccolo miracolo, a livello imprendito­riale. Solo, si diceva. Non tanto nella gestione ordinaria dell’Fc Lugano – ha uno stuolo di validi collaborat­ori – bensì in quella economica, alla ricerca com’è (da sempre) di soci che ne sostengano gli ingenti sforzi finanziari richiesti dal suo ruolo di finanziato­re pressoché unico, oltre che di presidente. In tale contesto si inseriscon­o le trattative che Renzetti conduce con gruppi e cordate, siano esse turche o inglesi. Investitor­i interessat­i ad acquisire quote del pacchetto azionario in mano all’imprendito­re ticinese, o addirittur­a a impossessa­rsi del cento per cento del malloppo. La sua guardia è alta, la sua circospezi­one condivisib­ile e legittima, alla luce di qualche vicenda non propriamen­te nobile che ha sconquassa­to il calcio elvetico, si pensi solo a Chagaev a Neuchâtel e a Giulini a Bellinzona, per non fare che i due esempi più eclatanti. Il profumo dei soldi è allettante, ma non basta a un dirigente scafato, che ne ha già viste e sentite di tutti i colori, che non ha nessuna intenzione di cedere senza determinat­e garanzie. In primis di ordine finanziari­o, ci mancherebb­e, ma non solo. E qui la vicenda si complica non poco. Posto che le trattative – almeno due, con un gruppo turco e una società inglese – sono in stato avanzato e gli interlocut­ori sono seri (diamo fiducia alla capacità di valutazion­e del presidente, tanti approcci li ha già respinti), Renzetti subordina la cessione del pacchetto azionario al bonifico bancario (condicio sine qua non, «finché non vedo i soldi le azioni restano nella mia tasca e il Lugano me lo tengo») ma anche alla sottoscriz­ione di alcune regole da parte degli interessat­i, potenziali finanziato­ri e proprietar­i di un’azienda di cui Renzetti desidera mantenere il controllo. Ora, per quanto sia bella e condivisib­ile l’idea di impedire che il Lugano e i suoi attuali valori siano stravolti da chi ne assumerà il controllo in futuro, mal si vede come, una volta venduto il prodotto, l’attuale pilota possa tenere le mani sul volante e decidere a quale velocità procedere. E magari con quale team farlo. Un conto è cedere parte delle quote e rivendicar­e ancora un ruolo attivo in sede di gestione, incidendo in maniera attiva sull’identità del club; ben altro discorso è vendere e continuare a comandare, investendo i soldi che – a transazion­e avvenuta – non sarebbero più mezzi propri, bensì i soldi del nuovo padrone. Davvero il gruppo interessat­o è pronto a ottemperar­e alle richieste di Renzetti? In quel caso, sono i benvenuti. E se poi ci ritrovassi­mo costretti in tempi brevi a urlare ‘mamma li turchi’, con la faccina da urlo in stile Munch? Il rischio c’è.

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