Caprara: ‘Un bravo docente sa insegnare anche senza direttive’
I livelli A e B, oggi alle Medie, vengono spesso vissuti da allievi e famiglie come una penalizzazione o promozione...
È vero. Al contempo però non si può nemmeno tenere assieme ciò che fatica a starci. E qui non è in discussione l’integrazione degli alunni, perché in molte materie questa è realtà. In alcuni casi invece, ad esempio matematica, si notano gap evidenti. Incolmabili. Dopodiché una certa innovazione, dopo oltre quarant’anni, ci può stare. Il mondo va avanti e non siamo conservatori. È giusto porsi domande e fare verifiche. Come è giusto contrapporre modelli diversi, magari tramite un’analisi oggettiva delle situazioni e coinvolgendo i docenti.
Docenti che spesso lamentano di essere trascurati.
Beh, la scuola sa andare avanti anche senza la politica e senza seguire per forza alcune direttive. Un bravo insegnante sa cosa fare. Senza per forza dover imporre direttive dall’alto, sulla base di alcune teorie magari scoperte in Finlandia. Sul futuro della riforma molto dipenderà anche da come il consigliere di Stato [Manuele Bertoli, direttore Decs, ndr] la racconterà. Non credo si debba continuare a insistere sull’inclusività. Siamo già campioni del mondo in questo campo, perché unico Cantone con la scuola media unica.
La domanda di tutte le domande: la scuola è solo luogo di formazione o anche agenzia di problemi sociali?
Bisogna stare attenti. Non si può mettere troppa acqua nel vino. Là dove vi sono problematiche sociali bisogna intervenire con personale specializzato, ma non si può al contempo far svolgere al docente anche il ruolo di educatore. Vi sono diversità e difficoltà che la scuola non può risolvere.
Una questione di agenzie educative?
Diciamo che oggi l’istituzione famiglia sta attraversando un periodo complicato. A parte ciò, troppi genitori non svolgono il proprio ruolo. Vi sono anche “orfani” di famiglie sposate. Poi vi sono figli che hanno trovato la funziona paterna o materna altrove, nella società.