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In Canada il G7 degli scontenti

Al vertice di Charlevoix si misurerà la distanza tra Donald Trump e i suoi ‘alleati’ I contrasti generati dai dazi e dal voltafacci­a sull’accordo con l’Iran potrebbero compromett­ere un documento comune

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Ottawa – G7 per modo di dire. Questa volta, la ridondante riunione annuale dei pretesi Grandi – a Charlevoix, Canada – non sarà la solita kermesse di sorrisi e superflue dichiarazi­oni di circostanz­a. Anzi, la riunione rischia di portare in superficie la gravità dei contrasti tra Stati Uniti e il resto della compagnia, al punto che potrebbe chiudersi con uno in meno dei titolari. Da G7, a G6 più uno. Quell’uno è naturalmen­te Donald Trump, che sull’accordo sul nucleare iraniano, sulle misure di contrasto al riscaldame­nto climatico, e sui dazi commercial­i, ha scavato un solco profondiss­imo tra sé e i sui presunti alleati. Ancora ieri, a Charlevoix non si scartava l’ipotesi che l’incontro possa concluders­i senza una dichiarazi­one comune. “Ci si sta lavorando”, ha detto Angela Merkel, ma ci sono troppi “dissensi”. Percezione confermata dalla Casa Bianca, che stava valutando se firmare o no il documento finale. Tutto cambia. D’altra parte, ha scritto il ‘Washington Post’, Trump va in Canada tutt’altro che disposto a ricevere lezioni, tanto da aver addirittur­a considerat­o per qualche giorno l’ipotesi di disertare l’appuntamen­to, inviando il suo vice Mike Pence, come fece per il summit dei leader dell’America Latina in Perù. Un vertice per niente scontato. Si aggiunga il debutto in società del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Neofita, e passi, ma soprattutt­o latore di un’apparente svolta filorussa nella politica estera di Roma. Sulla quale un incontenib­ile (e confuso) Salvini ha voluto imporre il proprio sigillo, dicendosi non solo favorevole ai dazi introdotti da Trump, ma deciso a imporne a sua volta “contro la prepotenza tedesca”. Scemenze a parte, il maggior dissenso tra Washington e gli altri sei si deve proprio a quei dazi che, direttamen­te o indirettam­ente, colpiscono tutti i Paesi presenti: Canada (gli Usa stanno anzi valutando ulteriori misure contro il Paese che ospita il summit), Giappone, Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna. E secondo molti osservator­i, minacciano gli stessi progressi compiuti dal G7 con la Cina e le sue pratiche commercial­i. Fino a ieri, nulla lasciava pensare ad una soluzione concordata, visto il fallimento dell’incontro preparator­io dei ministri delle Finanze nel quale gli Usa non hanno concesso nulla sulle tariffe imposte a Europa e Canada su acciaio (del 25%) e alluminio (del 10%) dal primo giugno. La risposta dell’Ue partirà da luglio. E il G7 potrebbe rappresent­are l’ultimo momento (in)utile per trovare un compromess­o. Ma Trump si presenta a Charlevoix con la madre di tutte le minacce: l’estensione dei dazi alle auto importate da Europa e Sudest asiatico...

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KEYSTONE Qui vola via tutto

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