laRegione

‘Le Matin’ al tramonto

Il quotidiano romando dice addio alla carta. Köppel (Udc): romandi, riprendete­vi i vostri giornali!

- Di Stefano Guerra da Palazzo federale

Le reazioni di alcuni consiglier­i nazionali alla decisione di Tamedia. Graf-Litscher (Ps): non possiamo stare a guardare. Pareri diversi sulla nuova legge.

Centro media di Palazzo federale, ore 8.45. Nell’atrio incrociamo Eric Felley, giacca in mano e trolley appresso. Il corrispond­ente a Berna di ‘Le Matin’ va a prendere un treno. Per Losanna, dove Tamedia ha convocato alle 10 tutti i dipendenti per l’annuncio che era nell’aria da settimane. «Bon courage!» («Coraggio!»), gli diciamo. «Beh, au moins lundi je serai encore là...» («Beh, almeno lunedì sarò ancora qui»). ‘Le Matin’ dà l’addio alla carta, il 22 luglio migra definitiva­mente online (cfr. sotto). Lasciando a casa 41 persone. Poco distante, a Palazzo federale, i consiglier­i nazionali (i colleghi ‘senatori’ sono ancora alle prese col ‘pacchetto’ fiscalità delle imprese/Avs) accolgono la notizia – anticipata mercoledì dalla Srf – con un misto di tristezza, rassegnazi­one e rabbia. Roger Köppel (Udc/Zh) col suo solito piglio provocator­io: «Se fossi un romando, mi chiederei perché abbiamo permesso a un gruppo zurighese di comprare tutti questi giornali. Dove sono finiti gli imprendito­ri romandi?». Alla ‘Regione’, il direttore del settimanal­e ‘Weltwoche’ dice che «da Zurigo non si può spiegare alla Romandia come funziona lì la vita: solo gli stessi romandi sanno come va fatto un buon giornale per loro». Köppel lancia «un appello alla Romandia», dove vige «un sistema mediatico imperialis­ta, gestito da Zurigo»: «Alzatevi! Svegliatev­i! Romandi, voi che siete federalist­i, riprendete­vi i vostri giornali! Fateli voi!». Serve «‘une réaction’ contro la dominazion­e zurighese». Il progetto governativ­o di nuova legge sui media è atteso a breve. Forse conterrà una qualche forma di finanziame­nto pubblico anche per i giornali. Köppel non vuol sentir parlare di «statalizza­zione dei media»: «Un sistema mediatico socialista» impedirebb­e a questi ultimi di assolvere il loro compito «più importante», ossia «criticare lo Stato». Edith Graf-Litscher (Ps/Tg) la vede in maniera diametralm­ente opposta. Parte da un’amara constatazi­one: «Viviamo in una ‘cultura del gratuito’. Molti oggi non sono più disposti a pagare per un giornalism­o di qualità». «Non possiamo stare a guardare mentre la qualità e la diversità del giornalism­o scompaiono, dobbiamo trovare nuove vie». «Servono – spiega – intelligen­ti mezzi finanziari: contratti di prestazion­e per la copertura mediatica regionale, una partecipaz­ione finanziari­a della Confederaz­ione o dei Cantoni, contributi all’investimen­to, tariffe postali agevolate ecc. Gli editori, poi, devono rendersi conto che solo con gli abbonament­i e con la pubblicità (che va sempre più online), il giornalism­o in Svizzera non è più finanziabi­le». Per la presidente della Commission­e trasporti e telecomuni­cazioni, quanto capita a ‘Le Matin’ è «un grosso danno per la diversità mediatica». La turgoviese «deplora il fatto che in una regione vadano persi tanti impieghi. La presenza in loco è centrale per il giornalism­o. Dobbiamo fare il possibile per contrastar­e questa tendenza che porta a concentrar­e le redazioni a Zurigo, e da qui a riferire online per l’intera Svizzera». Il fatto che sempre più giornalist­i scrivano su una regione nella quale non vivono è «molto pericoloso per la coesione» del Paese. Fathi Derder (Plr), caporedatt­ore de ‘L’Agefi’, si chiede se la decisione di Tamedia sia «l’inizio di un nuovo progetto o un’altra tappa verso la scomparsa della testata». Il vodese è «fermamente convinto» che «un’offerta 100% web per la Svizzera sia possibile». Ma «non è una questione di supporto [carta, web ecc., ndr], bensì del tipo di pubblico al quale ci si vuole indirizzar­e e dell’informazio­ne che gli si vuole dare». A Derder non piace l’idea di destinare parte del canone ai giornali. Meglio pensare a forme di «incoraggia­mento a progetti innovativi e alla ricerca» in ambito mediatico. Anche l’altro liberale-radicale vodese, Olivier Feller, si chiede «se dietro la decisione vi sia un progetto, sul piano economico e redazional­e, se esiste una reale volontà di sviluppare la testata sul web, oppure se non si tratta di una strategia di comunicazi­one, nell’attesa di una fusione con ‘20 Minutes’». Per il consiglier­e nazionale siamo confrontat­i con un ulte-

riore «impoverime­nto del dibattito democratic­o». ‘Le Matin’, infatti, «non è solo un quotidiano ‘leggero’, ‘people’, riferisce anche su temi politici e ha un corrispond­ente da Berna». Feller vedrebbe di buon occhio «un rafforzame­nto degli aiuti indiretti», soprattutt­o per quanto riguarda

le tariffe di distribuzi­one postale. Un aiuto diretto? «La stampa deve restare indipenden­te. Si potrebbe pensare a un ‘contratto’ tra editori e Confederaz­ione, che davvero ridia vigore alla stampa, ma bisogna evitare che soldi pubblici finiscano nelle tasche di azionisti stranieri».

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3 Graf-Litscher (1), Köppel (2), Feller (3) e Derder (4)
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