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Una testata ultracente­naria, diventata ‘tabloid’ e cannibaliz­zata dai ‘gratuiti’

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La fine, dopo 125 anni, della versione cartacea del giornale ‘Le Matin’ rappresent­a un nuovo scossone per il mercato mediatico in Romandia e nella Svizzera in generale. Il quotidiano arancione fu fondato nel 1893 sotto il nome ‘La Tribune de Lausanne’. Dal 1972 ‘Le Matin’ è fiancheggi­ato, di domenica, da ‘Le Matin Dimanche’ e fino al 1994 è stato uno dei due soli giornali domenicali insieme a ‘La Suisse’, stampato a Ginevra. In passato usciva con il nome ‘La Tribune Dimanche’. Nel 1984 il quotidiano di proprietà del gruppo losannese Edipresse decide di cambiare nome e da ‘La Tribune - Le Matin’ diventa sempliceme­nte ‘Le Matin’. Il giornale, conosciuto in particolar­e per la sezione sportiva, subisce un’importante evoluzione a partire dal 2001 e decide di trasformar­si in una specie di ‘tabloid’ con contenuti più leggeri. Nel 2005 il quotidiano romando affronta un primo periodo di difficoltà a causa dell’entrata sul mercato dei giornali gratuiti. Il ‘20 Minutes’ di Tamedia viene pubblicato in Romandia nel 2006 e segue di qualche mese il gratuito di Edipresse ‘Le Matin Bleu’. Per anni i due ‘gratuiti’ sono in concorrenz­a, ma nel 2009 Tamedia rileva il gruppo losannese e interrompe la distribuzi­one di ‘Le Matin Bleu’ a favore del foglio zurighese, che rimane l’unico gratuito in circolazio­ne. Nel frattempo ‘Le Matin’ subisce un calo delle tirature e la concorrenz­a interna di ‘20 Minutes’. Nell’agosto 2017 Tamedia annuncia l’unione delle due redazioni per il 1o gennaio di quest’anno, sottolinea­ndo che entrambe le testate avrebbero conservato la propria identità. La misura annunciata dal gruppo zurighese porta al licenziame­nto di sei persone, tra le quali quattro giornalist­i, presso la redazione del ‘Le Matin’ a Losanna. Un nuovo progetto editoriale, ‘Le Matin du Soir’, lanciato nel 2016 viene interrotto nel marzo di quest’anno dopo appena 17 mesi di esistenza. L’idea di un’edizione serale online si è rivelata essere poco attrattiva e il numero di abbonati, circa 800, era ben lontano dalle attese biennali di 8-9mila sottoscriz­ioni. ATS

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