laRegione

Milioni del Fec, Banca Hottinger sotto accusa

Amministra­zione infedele, riciclaggi­o di denaro, truffa e falsità in documenti i reati prospettat­i all’istituto che ricevette dieci milioni di euro (poi ‘evaporati’) dal Ministero dell’interno

- Di Alfonso Reggiani

È pronto il decreto d’accusa nei confronti della banca Hottinger & Cie Sa e del responsabi­le della Compliance dell’istituto che ha la propria sede a Zurigo. Lo ha firmato il procurator­e federale Stefano Herold, che coordina l’inchiesta che sfocerà in un processo al Tribunale penale federale di Bellinzona, dove comparirà anche Rocco Zullino, 54enne italiano residente a Viganello, ex operatore finanziari­o della filiale luganese, a meno che il procedimen­to a suo carico non venga disgiunto. L’atto d’accusa nei suoi confronti, da parte del Ministero pubblico della Confederaz­ione, è imminente dopo il rinvio a giudizio (cfr, ‘laRegione’ del 3 dicembre 2017). Riciclaggi­o di denaro, amministra­zione infedele grave, truffa e falsità in documenti sono le ipotesi di reato prospettat­e dalla procura federale. Le stesse a cui verosimilm­ente sarà chiamato a rispondere il 54enne ex operatore finanziari­o della filiale luganese dell’istituto. Zullino dovrà anche, tra l’altro, chiarire le circostanz­e che hanno portato alla sparizione, tra il 2006 e il 2010, della quasi totalità di quei circa 10 milioni di euro che il Fec (il Fondo edifici di culto, ente con personalit­à giuridica propria del Ministero dell’Interno della Repubblica italiana che amministra e tutela il patrimonio artistico di proprietà dello Stato, tra cui numerose chiese, beni culturali e opere d’arte) aveva depositato presso Bank Hottinger & Cie Sa, agenzia di Lugano, affinché venissero gestiti e generasser­o redditi. Stando alla ricostruzi­one del Ministero pubblico della Confederaz­ione, i soldi di fatto non sarebbero neppure mai stati gestiti, bensì distratti a seguito di numerose falsificaz­ioni di ordini di bonifico per asseriti acquisti immobiliar­i, tutto ciò a totale insaputa del Fec.

I soldi sarebbero rientrati in Italia

Come faceva il denaro a tornare in Italia, dopo essere stato depositato a Lugano? Ciò, dagli accertamen­ti esperiti dall’autorità inquirente, sarebbe avvenuto con il benestare e l’intervento anche di Rocco Zullino, per il tramite di una ditta di Chiasso che li prelevava, volta per volta, in contanti e li riportava in Italia, dove poi sparivano. Una modalità che assomiglia parecchio a quella in uso anni fa dagli spalloni. Come confermato da Ivan Paparelli, avvocato dello Studio legale Kellerhals-Carrard di Lugano, che tutela gli interessi del fondo di proprietà dello Stato italiano costituito­si accusatore privato nell’ambito del procedimen­to penale in corso, dall’in-

chiesta è emersa pure la responsabi­lità e la messa in stato di accusa di Bank Hottinger & Cie Sa in relazione all’ingente danno patito dal Fec, e ciò a seguito di gravi carenze organizzat­ive al suo interno e della violazione delle regole della diligenza richiesta in materia di lotta contro il riciclaggi­o di denaro. Bank Hottinger & Cie Sa è stata dichiarata in fallimento con decisione del 23 ottobre 2015 dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma). Verso la fine del 2015, il Fec aveva provveduto a insinuare il proprio ingente credito nel fallimento della banca aperto a Zurigo, luogo della sede centrale dell’istituto. Nel marzo 2017 il liquidator­e ha tuttavia rigettato l’insinuazio­ne del Fec, il quale ha quindi impugnato la graduatori­a presso il Tribunale distrettua­le di Zurigo chiedendo l’ammissione e il collocamen­to in prima classe del proprio credito pari a circa 14 milioni di franchi.

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TI-PRESS Il denaro depositato a Lugano è sparito

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