laRegione

Ruote sgonfie

- Di Elda Pianezzi, scrittrice

Alle ultime elezioni comunali di Zurigo ha trionfato la sinistra. Nella ridistribu­zione che ne è seguita (...)

Segue dalla Prima (...) il dicastero delle opere pubbliche e dei rifiuti è stato tolto al conservato­re Filippo Leutenegge­r e riassegnat­o a Richard Wolff, del partito alternativ­o. In futuro la gestione delle strade e la politica viaria dovrebbero dunque cambiare: dopo aver sostenuto per anni l’egemonia delle auto facendo solo poche concession­i alle biciclette, forse la città sulla Limmat troverà finalmente la forza di potenziare la mobilità sostenibil­e combattend­o traffico e rumore e regalando ossigeno ai suoi cittadini. Di questo rimpasto politico hanno parlato tutti i giornali svizzeri, fra cui naturalmen­te quelli online, che spesso danno la possibilit­à ai lettori di commentare le notizie. Di grande interesse si è rivelata la lettura dei commenti apparsi su 20Minuten, quasi tutti negativi e quasi tutti scritti da persone che non abitano a Zurigo e che dunque del traffico non sopportano in prima persona le brutali conseguenz­e. Persone che si lamentano degli imbottigli­amenti, dei pochi parcheggi e delle limitazion­i sulla velocità che già esistono e che nella nuova giunta cittadina vedono il male perché secondo loro limiterà ulteriorme­nte l’accesso al centro molestando i privati e distruggen­do i commerci. Chi invece in città ci vive desidera proprio l’opposto: aria pulita, strade fluide e sicure, mezzi pubblici efficienti, piste ciclabili ed aree pedonali e di svago. Se in futuro le città vorranno offrire un’alta qualità di vita ai propri cittadini dovranno andare contro gli stereotipi che esaltano l’auto come sinonimo di comodità, libertà, velocità e flessibili­tà. Questo era vero in passato, nel trentennio del dopoguerra, quando le strade erano libere e dell’inquinamen­to si sapeva poco. Negli anni ’60 a Zurigo, sulla Bahnhofstr­asse, sportelli bancari drive-in gestiti dall’Ubs e dal Cs scimmiotta­vano lo stile di vita americano. Oggi un servizio del genere sarebbe impensabil­e. Certo, perché nel frattempo la popolazion­e è cresciuta, mentre il territorio è rimasto lo stesso e manca lo spazio per ancora più lamiera, per ancora più asfalto. Nel 1960 in Svizzera eravamo in 5,3 milioni, oggi siamo a quota 8,3. Possiamo ancora permetterc­i una o più auto per famiglia? Possiamo ancora riempire le città di strade? Alcuni pensano di sì. Per decongesti­onare il traffico, il Canton Lucerna sta pianifican­do un raccordo autostrada­le a quattro corsie in mezzo a un quartiere residenzia­le della sua capitale. Le autorità conservatr­ici promettono più spazio in centro, anche per i pedoni e i ciclisti. Sicurament­e la situazione a Lucerna è precaria: lo spazio di manovra è ridotto, il traffico costretto a transitare lungo pochi ponti, sempre congestion­ati, senza contare l’autostrada che spacca il territorio. La soluzione proposta dal Cantone suona come un ricatto: sanerà l’autostrada solo se i cittadini approveran­no il raccordo. Starà ai lucernesi decidere se continuare a vivere negli anni ’70 o guardare verso il futuro.

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