Da Rohani benzina sul fuoco di Gaza
Gaza – “Israele non potrà mai sentire di essere in un posto sicuro”. Così il presidente iraniano Hassan Rohani citato dall’agenzia semi-ufficiale Fars. Ieri in Iran si celebrava la “Giornata di Gerusalemme” contro “l’occupazione sionista”, una data che la Repubblica islamica non manca mai di onorare con salve di propaganda. “Oggi – ha detto il presidente “moderato” dell’Iran – le nazioni dichiarano che la liberazione di Gerusalemme e dell’intero territorio palestinese è la nostra causa e la nostra aspirazione”. “Cause e aspirazioni” che ieri si sono misurati, per l’ennesima volta sul confine tra la Striscia di Gaza e Israele, per un nuovo venerdì di protesta. Cinque i manifestanti palestinesi uccisi e oltre 600 i feriti nei violenti scontri con l’esercito israeliano. Anche queste manifestazioni sono state convocate da Hamas, che ha portato circa 10mila dimostranti di fronte ai reticolati di frontiera, e che Israele accusa di voler capitalizzare sui dimostranti morti. Una situazione destinata comunque a protrarsi. In serata, l’esercito ha attivato attorno alla Striscia il sistema di difesa antimissili, Iron Dome, nel timore di lanci di razzi da Gaza. Gli scontri maggiori – come di consueto – sono cominciati al termine delle preghiere del venerdì nelle moschee, mentre già in precedenza davanti ai reticolati gruppi di giovani avevano dato fuoco ai copertoni per impedire con il fumo la visuale ai tiratori scelti israeliani schierati dall’altra parte del confine. Giovedì sera il capo di Hamas nella Striscia Ismail Hanyeh aveva annunciato che le “Marce del Ritorno” andranno avanti a oltranza fino “alla rimozione del blocco” di Gaza da parte di Israele. Secondo i media israeliani sono stati lanciati da Gaza oltre confine 100 aquiloni incendiari che hanno provocato 45 roghi. L’agenzia Ap ha riferito che alcuni dimostranti hanno indossato casacche “simili a quelle vestite dai deportati ebrei” per denunciare che “l’occupazione israeliana sta commettendo gli stessi massacri perpetrati dai nazisti”. La propaganda non muore mai.