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La formula giusta

- Di Paolo Spalluto

È una nuova pagina dello sport motoristic­o svizzero quella che si scrive domani a Zurigo: sul tracciato disegnato a Enge – dove sono attesi oltre centomila spettatori – va in scena lo spettacolo della Formula E, che segna il ritorno delle gare in circuito su suolo rossocroci­ato sessantrat­ré anni dopo. Grazie alle vetture elettriche, che prendono sempre più piede. Tanto da minacciare l’egemonia della F1.

Il Gp di Formula E è per il nostro Paese un avveniment­o nell’avveniment­o. Infatti la Svizzera aspetta un appuntamen­to del genere dal giugno del 1955, quando il pilota Pierre Lavegh uscì di pista a Le Mans con la sua Mercedes-Benz causando la morte di oltre ottanta spettatori. È allora che la Confederaz­ione proibì le competizio­ni in circuito e di velocità, decretando – ad esempio – la fine di un mito come quello del Bremgarten, sede per anni di un Gran Premio bernese amatissimo dai piloti del tempo. Poi, nel 2015, complice la crescita della Formula E sognata e voluta da Alejandro Agag, con il sostegno del parlamenta­re Fathi Derder del partito liberale radicale (che si è battuto per la modifica costituzio­nale che introduces­se una deroga, pur se per le sole corse per auto interament­e elettriche), ecco improvvisa e inattesa l’apertura.

Il Ticino e un’occasione sprecata

È a quel momento che il nostro cantone e Lugano, in particolar­e, vengono stuzzicati dalla possibilit­à di ospitare per primi questo avveniment­o che ormai coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, nell’era del digitale. Ancora una volta la cronica incapacità di rimanere coesi attorno a un progetto di ampio respiro, oltre al prevalere di tante piccole acredini, fece sì che i dormienti zurighesi – i quali in prima istanza avevano snobbato l’evento – lo abbiano fatto loro, comprenden­done la portata internazio­nale. Poi è vero che il Dieselgate scoppiato nel frattempo è stato forse il più grande sponsor della formula elettrica. Ma si sa, la fortuna arride agli audaci. E quando Agag iniziò a lottare per imporre al mondo il nuovo prodotto, incontrand­o volti scettici (ad essere gentili), mai avrebbe immaginato di poter ottenere un assist da uno scandalo del genere. Le grandi case automobili­stiche hanno particolar­e urgenza di cancellare la questione a livello di immagine e di visione, e dunque la svolta elettrica anche nella produzione di serie è la miglior medicina di ‘lavaggio della coscienza’ che potesse essere loro fornita, oltre a una leva micidiale a livello di marketing per vendere auto nei prossimi 20 anni a cittadini-automobili­sti che si sentiranno colpevoliz­zati dalle scelte precedenti. Questo radicale cambiament­o ha fatto sì che i grandi marchi ‘automotive’ siano entrati a braccia aperte nel mondiale di Formula E, che a breve attrarrà tutti i brand che contano. Infatti pure gli sponsor stanno lasciando la Formula 1 in maniera importante (uno del settore finanziari­o, suo storico partner, oggi la definisce “tossica”) abbraccian­do un modo di competere certamente meno inquinante e politicall­y-correct nei centri cittadini, con un rapporto di investimen­to inferiore all’1 a 30. Sì, perché essere oggi in Formula E costa trenta volte meno – a dir poco – della cara, in ogni senso, F1. Alejandro Agag ha il merito di avere comunque visto lontano, comprenden­do che le nuove generazion­i volessero un format nuovo e più avvincente. Senza contare che dalla stagione 2019 non sarà più necessario il cambio della monoposto, che è certamente oggi uno dei fattori penalizzan­ti di questa gara, perché le batterie finora non avevano la durata necessaria. Anche talune trovate di marketing, come il Fan Boost (in pratica il pubblico può votare il suo beniamino che poi riceve energia supplement­are alla gara), hanno un poco cambiato le regole, quanto a gradimento del mondo delle corse a motore a scoppio. La capacità di avvicinare i piloti, il contatto fisico con il pubblico e le location nei centri urbani sono tutti elementi di un dichiarato successo, che cresce anno dopo anno. Marco Parroni di Julius Baer, uno dei grandi sponsor della Formula E, ha sempre sognato il momento di arrivare fino a Zurigo con il Gran Premio, e ne è stato anche uno dei propugnato­ri sin dall’inizio, anche se tradisce sempre del dispiacere per l’occasione sprecata a Lugano. Proprio la banca svizzera è stato uno dei grandi asset di questo progetto mondiale, assieme ai primi quattro sponsor che diedero a Agag la forza di partire e crederci, contro il parere di molti. Oggi, invece, è il tempo della gioia e dell’attesa di una gara che vedrà in pista molti piloti conosciuti dal grande pubblico, passati dalla F1. Magari non più di primissimo pelo, ma capaci lo stesso di emozionare e divertire gli appassiona­ti.

Buemi e il cuore in pista

Per Sebastien Buemi quella di domani (il via verrà dato alle 18, dopo le qualificaz­ioni e la ‘Superpole’ nel pomeriggio) è davvero la gara del cuore. Il vodese infatti ammette di essere emozionato come non mai, siccome poter rappresent­are in casa il proprio Paese nella prima corsa organizzat­a dopo oltre 60 anni è una responsabi­lità che fa venire i brividi. Lui che ha corso in Toro Rosso, e ha pure vinto Le Mans, questo Gran Premio lo sente come suo. Al momento in cima al campionato c’è saldamente Eric Vergne, pure lui con un’esperienza alle spalle in Toro Rosso, quindi come tester Ferrari e poi di Pirelli per le copertura della massima formula. Buemi invece è quinto con circa la metà dei punti, a sole tre gare al termine del Mondiale. Dunque da un lato l’elvetico non ha nulla da perdere, e vedremo domani di cosa sarà capace. Intanto c’è una domanda che torna a porsi frequentem­ente: riuscirà la Formula E a soppiantar­e la F1? Nico Rosberg, fresco di esibizione a Berlino con la monoposto di generazion­e 2, pensa siano due prodotti non simili. La Formula E è per le famiglie, per le città, per corse brevi, divertenti, godibili. La F1, invece, è fatta per i gladiatori (come dice lui), per gare in cui la tecnica viene portata al massimo livello di sofisticaz­ione, grazie alla ricerca esasperata. Noi pensiamo che prima di tutto la F1 debba tornare ad essere simpatica e vicina alle persone, cosa riuscita perfettame­nte alla Formula E. Tuttavia, quando un brand come ‘Boss’ decide di lasciare lo sport automobili­stico dei motori a combustion­e di cui è stato un’icona dal 1970 in favore delle gare elettriche, oppure una banca come Ubs comincia a meditare di abbandonar­e la F1 , significa che la lotta fra le formule uno ed elettrico sarà più accesa di quanto non reputi il pilota tedesco. Campione del mondo 2016 con quella Mercedes che a sua volta potrebbe lasciare la F1 per concentrar­si sulla ‘E’ (e intanto il marchio con la Stella nel solo 2019 lancerà sul mercato ben 19 modelli tra ibridi ed elettrici). Un altro indicatore? Se chiedeste ora a Liberty Media del calendario F1 del 2019, vi direbbero con un «siamo in alto mare», mentre se poneste la medesima domanda ad Agag, vi direbbe che le richieste di ospitare un suo Gp sono tre volte superiori la disponibil­ità effettiva. Un consiglio, per concludere: a una festa come quella di Zurigo qualsiasi appassiona­to di motori non può e non deve mancare. Non foss’altro per dare un messaggio politico chiaro, e cioè che gli amanti svizzeri delle corse vogliono che il loro Paese possa tornare nel giro delle gare che contano.

 ?? KEYSTONE ?? Sébastien Buemi posa con la sua monoposto davanti al Politecnic­o di Zurigo. Per lui, senz’altro, questa sarà la gara della vita
KEYSTONE Sébastien Buemi posa con la sua monoposto davanti al Politecnic­o di Zurigo. Per lui, senz’altro, questa sarà la gara della vita
 ?? GRIFFITHS ?? La monoposto del team statuniten­se Andretti Autosport
GRIFFITHS La monoposto del team statuniten­se Andretti Autosport

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