laRegione

Le responsabi­lità di un disagio

In una lettera 44 docenti della Commercio esprimono vicinanza al ragazzo arrestato un mese fa

- Di Claudio Lo Russo

Quando nel nostro piccolo contesto sociale accade qualcosa che supera la nostra capacità di comprensio­ne – l’imprevisto che ci turba scompagina­ndo certezze solo apparenti – è forse un riflesso umano, entro certi limiti comprensib­ile, quello di cercare un colpevole. Nella vicenda – ancora tutta da approfondi­re – che ha portato all’arresto di uno studente della Scuola di commercio di Bellinzona, dai commenti più autorevoli alle più meschine chiacchier­e social si è puntato il dito contro la famiglia, la scuola, le armi, il web, i libri pericolosi... Ora, un gruppo di docenti ci richiama a un’altra responsabi­lità, (...)

Cultura, conoscenza, umanità, la responsabi­lità di rimettere al centro una riflession­e che sfugga i capri espiatori e interroghi il cuore di un disagio diffuso...

Segue dalla Prima (...) quel dovere morale e intellettu­ale che compete a persone adulte che, seppure incredule e angosciate, non rigettano con sdegno l’imprevisto come altro da sé, ma lo accolgono in quanto evento che inevitabil­mente entra a far parte della loro storia quotidiana. Nella lettera che pubblichia­mo qui a lato, con uno slancio di grande umanità, 44 insegnanti della Commercio hanno ritenuto opportuno esprimere anzitutto una “vicinanza” al ragazzo che da un mese si trova in stato di arresto. In questa vicenda, purtroppo, hanno avuto un ruolo non marginale anche quei media che hanno promosso delle voci di corridoio a notizie (infondate), contribuen­do così a uno sgomento e a un pre-giudizio collettivo pericoloso, se si considera che la persona coinvolta è un giovane da poco maggiorenn­e. Al momento, nel rispetto del lavoro della magistratu­ra, nessuno può prevedere se le gravi accuse che gli sono state rivolte verranno o meno confermate, per intero o in parte. Nel dubbio logorante che questa vicenda avrebbe potuto avere conseguenz­e ancor più tragiche, l’unica certezza è che la prima vittima di quanto accaduto è lo stesso ragazzo arrestato, al di là di tutto espression­e estrema di un malessere che non può non toccarci, interrogan­doci in quanto abitanti dello stesso contesto sociale in cui tale disagio è maturato. Con sensibilit­à e coraggio, questi docenti si richiamano alla loro responsabi­lità, nel perimetro dei loro compiti educativi (peraltro sempre più ampi e difficili). E a un’idea di cultura in quanto fattore conoscitiv­o e, crediamo, umano, con cui innescare un processo virtuoso in grado di sottrarci a quella “violenza” e a quel “disperato senso di abbandono” che minacciano noi tutti, indistinta­mente. Quando l’imprevisto prende corpo, come sempre il difficile è non cedere all’istinto di cercare il capro espiatorio – la presunta causa del tutto che rimette subito ordine nel caos – ma fare proprio quel caos, sentirsene parte, attraversa­rlo con i propri pochi fragili strumenti. Con un minuscolo frammento di responsabi­lità verso quel corpo sociale che lo ha generato.

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TI-PRESS ‘Peerfect Friend’, dentro e fuori la campagna di sensibiliz­zazione

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