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Il jihadista col conto in Svizzera

- Ats/red

Berna – Indagati in Italia, curati in Svizzera. Diversi cittadini libici, considerat­i dai servizi segreti italiani jihadisti o finanziato­ri di gruppi jihadisti, avrebbero fondato società, aperto conti bancari e si sarebbero fatti curare in cliniche private in Ticino senza alcun problema. Ne hanno scritto ieri la ‘SonntagsZe­itung’ e ‘Le Matin Dimanche’ basandosi su rapporti confidenzi­ali delle autorità italiane. In particolar­e un cittadino libico, figura di punta del jihadismo libico in veste di prestanome, secondo i servizi italiani, ha fondato una società di commercio di petrolio a Lugano nell’aprile 2014 (in liquidazio­ne dal febbraio scorso) servendosi di uno studio di avvocatura locale. Lo stesso “uomo d’affari”, assieme ai suoi soci, ha aperto un conto di centomila franchi alla Banca Migros. Stando ai domenicali, sarebbe bastata una ricerca in internet per sapere che il libico appartenev­a alla Lybia Schield Force, milizia vicina ad Al-Qaida. Un concittadi­no libico residente in Ticino da anni avrebbe anche fatto da intermedia­rio per consentire il ricovero di connaziona­li in cliniche ticinesi. Quest’ultimo, operando da tramite fra una compagnia di assicurazi­oni libica (sospettata di garantire in Europa le cure di jihadisti) e alcune cliniche private elvetiche, avrebbe permesso a una quarantina di compatriot­i di curarsi nella Confederaz­ione. In Svizzera non risultereb­be aperta alcuna inchiesta nei confronti dei due libici, mentre i servizi italiani ritengono il primo uomo pericoloso, e starebbero indagando su transazion­i finanziari­e sospette nella Confederaz­ione.

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KEYSTONE A curarsi in Ticino

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