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Apple: Academy per sviluppato­ri

Pensa subito a sua madre che ogni giorno dice il rosario, quando i ragazzi le mostrano come funziona l’app ‘Rosarium’ che permette di ‘snocciolar­e’ le preghiere sulla rotellina dell’Apple Watch e di leggerle sullo schermo dell’iPhone. ‘Ma per lei servireb

- Di Michela Rovelli

È uno dei tanti consigli che dà Lisa Jackson ai ragazzi della Apple developer academy di Napoli mentre le mostrano i progetti ideati durante il corso, quasi giunto al termine. Afroameric­ana, di cultura cattolica, 56 anni, è la vicepresid­ente per le iniziative politiche, sociali e ambientali della società di Cupertino dal 2013. È andata nelle aule dell’università Federico II a dare il suo personale incoraggia­mento agli studenti e a conoscere i 44 vincitori della borsa di studio per la Wwdc, la conferenza che raduna ogni anno gli sviluppato­ri che lavorano con i loro software. Li ha incontrati pochi giorni prima della loro partenza per San José: «È il numero più elevato di partecipan­ti provenient­i da un singolo istituto ed è una cosa che è stata notata anche in California», spiega al ‘CorriereEc­onomia’.

Giochi di squadra e collaboraz­ione

Venerdì scorso si è chiuso il bando per l’iscrizione al terzo anno della Academy, dove già 579 aspiranti sviluppato­ri hanno appreso le tecniche di programmaz­ione e design, nonché le basi per creare un nuovo business. Ma fondamenta­le, secondo Jackson, è la collaboraz­ione: «Qui si impara l’importanza di discutere e anche di dissentire. Ascoltare il punto di vista altrui e prenderne gli aspetti migliori. Molti possono scrivere del codice, ma ciò che conta è capire che il prodotto di un team è più potente del prodotto di una sola persona». E assicura: «L’innovazion­e scaturisce dalla collaboraz­ione. E dalla diversità».

Diversità e parità!

Diversità ben rappresent­ata in questa scuola, dove si incontrano studenti provenient­i da 25 nazioni, dall’India alla Turchia fino al Venezuela, e dove il numero di ragazze è quadruplic­ato nell’ultimo anno: «Non credo che ci vorrà ancora molto tempo per raggiunger­e la parità», ragiona la manager, che prima di arrivare a Apple ha scelto la carriera di ingegnere e ha lavorato in politica, durante l’amministra­zione Obama.

‘L’App Store è il negozio più grande del mondo, casa di idee e di innovazion­e. Se non hai un’app oggi, senti di non poter cogliere il potenziale per far crescere la tua impresa’.

Tutti settori dominati da uomini: «Non lo saranno in futuro – assicura –. Dobbiamo aspettarci dalle giovani donne quello che ci aspettiamo dai ragazzi: l’eccellenza. E insegnare a tutti che non è il sesso che determina se saranno bravi o meno in un certo lavoro». Due anni fa Apple aveva individuat­o Napoli come luogo perfetto per la propria Academy. Una scelta di cui non si sono pentiti: «Eravamo convinti che l’innovazion­e poteva nascere qui. Gli studenti vogliono venire, questa città sta vivendo una rinascita in chiave tecnologic­a». E infatti mentre Apple continua i suoi corsi e ne apre di più brevi in vari atenei campani, altri giganti del settore stanno seguendo il suo esempio. Jackson è ottimista sul futuro: «Abbiamo investito davvero tanto, non solo economicam­ente. Noi vediamo i risultati del lavoro svolto e la mia sensazione è che stia arrivando qualcosa di ancora migliore. Penso che il calibro di questi studenti la dica davvero lunga, dunque non vedo l’ora di vedere i prossimi sviluppi».

La prossima grande idea

È stata la terza visita di Jackson a Napoli e sebbene non pretenda di conoscerla a fondo, la città le sembra che «sia pronta per la next big thing, la prossima grande idea, qualcosa di grande e di nuovo. È una città molto aperta, che si tuffa a capofitto ed è diventata una meta per persone da tutto il mondo. Fin quando ci sono studenti, giovani menti, le possibilit­à sono infinite». Molti, finito il corso, se ne andranno, ma lei spera che alcuni decidano di rimanere, «in ogni caso tutti fanno parte ora della community degli sviluppato­ri di Apple e sono sicura avranno un futuro incredibil­e».

Il negozio più grande

Un settore, quello della app economy, di grandi prospettiv­e. Mentre si prepara a festeggiar­e i suoi primi 10 anni di vita – è della Mela il primo App Store, nato nel luglio del 2008 con 155 applicazio­ni e oggi ne contiene più di 2 milioni – può vantare di aver creato quasi 1,9 milioni di posti di lavoro in Europa, secondo i dati dell’istituto di ricerca Progressiv­e Policy. I 20 milioni di sviluppato­ri, radunati da Apple, in un decennio hanno guadagnato in totale 100 miliardi di dollari, ha annunciato Tim Cook settimana scorsa. E anche in Italia è un settore che vale molto, oltre 1,5 miliardi di euro, rivela l’Osservator­io Internet Media del Politecnic­o di Milano. Mentre a livello globale, calcolano gli analisti di App Annie, le previsioni per il 2018 sono di un fatturato di 110 miliardi di dollari, il 50 per cento in più rispetto al 2017. «La genialità di Steve Jobs è stata quella di capire fin dall’inizio che dobbiamo mettere la tecnologia nelle mani delle persone e dare loro l’opportunit­à di utilizzarl­a – ragiona Lisa Jackson –. L’App Store è il negozio più grande del mondo, casa di idee e di innovazion­e. Se non hai un’app oggi, senti di non poter cogliere il potenziale per far crescere la tua impresa». Difficile capire quali siano i settori più promettent­i, ma ad Apple non temono che la crescita si fermerà: «È fatto per durare. Ed è importante non lasciar fuori nessuno – aggiunge – perché la prossima idea potrebbe trovarsi ovunque». Nella Silicon Valley, nella sempre più potente Cina, ma anche nel quartiere periferico di una città dell’Italia meridional­e: «Se raggiungi quelle menti e fai in modo che capiscano che la tecnologia è un linguaggio che permette di far uscire tutto ciò che c’è nel nostro cervello, non ho idea di dove potremo arrivare. E riguardo alla possibilit­à di aprire nuove Academy in altri Paesi, aggiunge: «Sento che c’è una certa magia a Napoli. Dunque cosa fai? Esporti la magia o cerchi di portare qui le persone?».

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‘Sento che c’è una certa magia a Napoli’

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