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L’undicesima di Rafa, tanto bella quanto scontata

Nadal trionfa a Parigi: storico, da applausi, ma così prevedibil­e

- Di Mel

Lungi da noi l’intenzione di togliere qualcosa al successo di Rafael Nadal, l’undicesimo al Roland Garros, valsogli il 17esimo Slam della carriera (Federer guida con 20): chi vince, anzi chi si conferma così spesso vincitore nonostante il passare degli anni, merita tutta la consideraz­ione del mondo, e una nutrita quanto lunga salva di applausi. Tuttavia, qualcuno ha pensato anche solo per un attimo che il titolo parigino potesse sfuggire al numero uno al mondo? Senza Roger Federer, atteso presto sull’erba di Stoccarda, con Djokovic in progresso ma pur sempre lontano dal livello che fu, Rafa ha gioco facile. Sarebbe stato così anche su un’altra superficie, probabilme­nte, figurarsi sull’amata terra rossa, su cui esprime ancora un tennis che per gli altri è inarrivabi­le. Suvvia, indicare Dominic Thiem quale rivale insidioso significa illudersi, o negare l’evidenza. Quasi mancare di rispetto a Nadal. Non basta, all’austriaco, portarsi in finale con una certa autorevole­zza per dirsi all’altezza di uno scontro decisivo con un avversario che a Parigi ha pressoché sempre vinto, battendo avversari ben più illustri del pur valido Thiem, meritevole dell’argento ma lontano anni luce dall’oro. E su chi si sarebbe dovuto puntare per individuar­e un tennista capace di fermare la marcia del maiorchino? Zverev? Tre volte al quinto e out per sfinimento. Bocciato. La Next Gen? Dov’è finita? Del Potro? Sempre sia lodato, ma la semifinale è l’ambizione massima. Djokovic? Sulla retta via, dopo molte sbandate, ma non basta. Non ce ne voglia il protagonis­ta a sorpresa di questa edizione, ma se in semifinale giunge tale Marco Cecchinato da Palermo, significa che qualcosa non torna, tra i campioni più affermati. Audace e bello, il tennis dell’azzurro, ma la logica ne fa un intruso. Meraviglio­so, il suo percorso, favorito però da un vuoto di potere che Nadal colma con l’attuale superiorit­à imbarazzan­te. In attesa di Federer, l’unico in grado di rendergli la pariglia. E la vita difficile.

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KEYSTONE Imbattibil­e sul rosso

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