laRegione

Rey in aula per lesioni colpose gravi

- Di Simonetta Caratti

Il dottor Piercarlo Rey Amputò i seni alla paziente sbagliata che per 4 mesi non fu informata dell’errore. Il medico Piercarlo Rey oggi davanti al giudice dopo essersi opposto ad una prima condanna della Procura.

Oggi comparirà in aula davanti al giudice Amos Pagnamenta, il dottor Piercarlo Rey, che l’8 luglio del 2014, in una sala operatoria della clinica Sant’Anna di Sorengo, asportò i seni – per un errore di identità – alla paziente sbagliata, una donna allora 63enne. Il medico, difeso dai legali Renzo Galfetti e Tuto Rossi, dovrà rispondere delle accuse di lesioni colpose gravi e falsità in documenti. Un anno fa circa, il procurator­e pubblico Paolo Bordoli, titolare dell’inchiesta, condannò il chirurgo a una pena pecuniaria. Il medico impugnò il decreto di accusa (120 aliquote, circa 50mila franchi e una multa di 3mila franchi) dichiarand­osi innocente e chiedendo di approfondi­re eventuali co-responsabi­lità della clinica. Oggi si va in aula alle Assise correziona­li di Lugano. I fatti di 4 anni fa. Una 67enne, che doveva incidere un tumore dietro il capezzolo, si risveglia senza entrambi i seni. C’è stato uno scambio di pazienti ma alla donna, per oltre 4 mesi, viene taciuto l’errore, noto a medico, operatori sanitari, direzione medica e amministra­tiva. Malgrado il silenzio generale, alla donna viene qualche sospetto, così a fine ottobre 2014 segnala il suo caso alla Commission­e di vigilanza sanitaria. Passa un mese e la 67enne viene convocata dal dottor Rey che, alla presenza dell’avv. Fulvio Pelli (nel cda del gruppo), ammette il grave errore. La verità viene faticosame­nte a galla e la donna denuncia Rey. Durante le indagini emerge che non sono state eseguite le verifiche da parte del chirurgo Rey per accertare chi avesse sotto i ferri. Al momento dei fatti, alla Sant’Anna non c’è una procedura di identifica­zione del paziente in sala operatoria standardiz­zata e valida per tutti. Era a libera discrezion­e del chirurgo. Si tratta di verifiche prima e dopo l’intervento raccomanda­te (ma non obbligator­ie) dall’Organizzaz­ione sanitaria mondiale dal 2009 per evitare proprio questi errori. In seguito vengono implementa­te. Eppure 5 mesi prima dell’errore – è emerso durante il processo ai giornalist­i del Caffè assolti dall’accusa di diffamazio­ne – l’Ufficio del medico cantonale fece un’ispezione in clinica, dove risultò che tutto era in regola per quanto riguarda le procedure di sicurezza in sala operatoria. Per la Procura l’unico responsabi­le è il dottor Rey, che nel frattempo è tornato alla sua profession­e. Nel marzo 2017 il procurator­e Bordoli ha deciso un decreto di non luogo a procedere scagionand­o i dipendenti della struttura.

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