Stabile eVita, oggi si decide
Il dietrofront del leghista Badasci: non sono più disposto a fare il relatore. La parola alla Gestione
Il direttore del Decs Bertoli: prego il parlamento di pronunciarsi. Abbiamo bisogno di un’indicazione.
Si complica ulteriormente l’iter parlamentare del messaggio con cui il Consiglio di Stato chiede lo stanziamento di 12,6 milioni di franchi per l’acquisto in proprietà per piani dello stabile eVita a Giubiasco dove insediare l’Istituto della formazione continua, parte dei servizi della Sezione della logistica e la Città dei mestieri. «Non sono più disposto a fare il relatore», dice, da noi interpellato, il leghista Fabio Badasci, confermando quanto comunicato al proprio gruppo parlamentare riunitosi domenica. «All’interno della Commissione della gestione ero il responsabile del gruppo di lavoro incaricato di approfondire il messaggio del governo e, a un certo punto – spiega Badasci –, si era trovato un accordo per stilare una bozza di rapporto non per l’acquisto, bensì per l’affitto dello stabile da parte del Cantone. Bozza che ho redatto insieme a membri di questo gruppo. Ora la Lega ha però deciso che allo stato attuale non firmerà alcun rapporto: anche per questo non sono disposto a fungere da relatore. La bozza potrà essere ripresa da altri, se lo vorranno». Secondo la vicecapogruppo della Lega Amanda Rückert, «non ci sono oggi sufficienti elementi per esprimersi con piena cognizione di causa sull’operazione eVita». Occorre, afferma Rückert,«procedere con ulteriori indispensabili approfondimenti. A cominciare da quelli sulla Legge sulle commesse pubbliche: si tratta di capire se un’eventuale ratifica parlamentare dell’acquisto o dell’affitto con diritto di compera finisca per violare la citata normativa. Bisogna inoltre fare degli approfondimenti sui rapporti fra promotori e Cantone, in particolare la Sezione della logistica, sulla congruità del prezzo, sugli spazi ecc. Insomma non si può decidere l’acquisto o l’affitto e approfondire in seguito». Nessuno, sottolinea Rückert, «vuole ostacolare la ‘Città dei mestieri’, un’iniziativa di per sé senz’altro valida, importante. Ma sulle modalità di attuazione del progetto ci sono ancora, dal nostro punto di vista, troppe incognite per avallare oggi acquisto o affitto». Nella seduta di stamane la Gestione deciderà come procedere con il controverso dossier, che figura ancora nell’agenda della sessione del Gran Consiglio al via la prossima settimana. La commissione congelerà il tutto? Oppure un suo deputato si proporrà come relatore, nonostante i tempi stretti? A spingere sull’acceleratore c’è anche Manuele Bertoli, che non vuole entrare nel merito della polemica sullo stabile, ma teme problemi sul piano operativo. «Il mio invito al parlamento è quello di decidere in un senso o nell’altro, altrimenti tutto rimane ancora in sospeso e non sappiamo come muoverci per dare continuità ai progetti che potrebbero trovar casa in quello stabile. O sì o no al credito, ma per favore che si decida, perché a questo punto ci serve un’indicazione concreta» chiosa il direttore del Dipartimento dell’educazione. Il messaggio è stato licenziato sette mesi or sono dall’Esecutivo – precisa ancora Bertoli – e a mente del Decs «dal prossimo settembre si contava di poter disporre degli spazi». Al di là della ‘Città dei mestieri’, che tra l’altro sarebbe l’inquilino che occuperebbe meno spazio nell’immobile, è soprattutto l’Istituto della formazione continua (oggi a Camorino) a reclamare locali aggiuntivi. «L’Istituto è in continua crescita, per poter ampliare ulteriormente l’offerta e accogliere anche i corsi per adulti è indispensabile trovare nuovi locali. Per questo avevamo identificato lo stabile eVita quale valida soluzione. Se il Gran Consiglio dovesse negare il credito, ne cercheremo un’altra. L’importante però è che se ne arrivi a una, così da poter agire di conseguenza». Forse però si sarebbe dovuto essere più prudenti prima... Perché non si è proceduto con un concorso di progetto, come prassi vuole per le iniziative svolte dallo Stato in collaborazione con i privati? «Mah, a quel che so il terreno puro e semplice non era disponibile – risponde ancora Bertoli –. In ogni caso, qualora seguendo questa strada avessimo dovuto attendere 5-7 anni (perché questa è purtroppo la tempistica dell’edilizia pubblica), mai il Decs avrebbe segnalato il suo interesse per questi spazi, perché i
nuovi locali ci servono presto. Ci saremmo orientati altrimenti, non potendo attendere così a lungo. Ora invece siamo fermi e senza una decisione, né positiva né negativa, non possiamo nemmeno valutare altre opzioni». Se, come appare
ormai probabile, il tutto dovesse slittare a dopo l’estate, quali saranno le conseguenze per i servizi di vostra competenza? «Resteremo purtroppo in mezzo al guado ad attendere che la situazione si sblocchi».