Provocatore con la fortuna, venditore con squadra e pubblico
Le sorti della Campagna di Russia, per la Nazionale svizzera passeranno in buona parte dai piedi e dalla testa di Granit Xhaka. Il metronomo dell’Arsenal è l’uomo incaricato di gestire la costruzione, di rallentare o accelerare a seconda delle necessità. La precisione dei suoi passaggi e la sua intelligenza tattica saranno fattori indispensabili per garantire al resto della squadra la necessaria tranquillità in campo... «Granit può fare tutto – precisa Petkovic –. Ha più volte dimostrato di possedere le carte in regola per svolgere questo compito. È una calamita naturale per i palloni e sa lavorare al servizio dei compagni. La crescita espressa nei due anni trascorsi in Inghilterra è stata notevole e sono ovviamente contento del minor numero di sanzioni, cartellini gialli o rossi, alle quali è andato incontro. Da lui è però lecito pretendere ancora di più, possiede un ulteriore margine di miglioramento e ha la possibilità di diventare una vera star a livello mondiale». E pensare che l’avventura di Petkovic sulla panchina elvetica non era iniziata nel migliore dei modi, con due sconfitte contro Inghilterra (2-0) e Slovenia (1-0). Da lì in avanti, però, la media è stata superiore ai due punti a partita e l’iniziale scetticismo nei suoi confronti si è tramutato in spassionata fiducia. E i risultati si sono visti: nelle ultime 20 partite la Svizzera ha perso una sola volta, a Lisbona contro i campioni d’Europa del Portogallo... «Ho sempre cercato di mantenere la mia linea e in questo i risultati positivi aiutano. In principio ho lavorato sull’aspetto tattico e sulla mia comunicazione. Poi, a volte, è necessario trovarsi al momento giusto al posto giusto. Occorre saper provocare la fortuna e, di tanto in tanto, essere un buon venditore, sia verso i giocatori sia verso il pubblico».