Ancora troppi sbagli in corsia!
Ospedali meno sicuri degli aerei. Troppi errori evitabili in corsia. Morti per errore. Sono i titoli del commento di Simonetta Caratti su ‘laRegione’ del 5 giugno 2018 e degli approfondimenti (5 e 8 giugno) con esperti internazionali del settore, i Prof. Liam Donaldson e Annegret Hannawa. Un paziente su dieci ospedalizzato è vittima di errori, la metà dei quali evitabili. Ogni giorno 4 pazienti muoiono in Svizzera per errori di comunicazione in ospedale. 15’000 infezioni l’anno e 600 decessi potrebbero essere evitati con una migliore igiene ospedaliera. Queste alcune cifre da brivido che turbano (...)
del Dr. med. Brenno Balestra, primo firmatario dell’iniziativa “Per la qualità e la sicurezza delle cure ospedaliere”
Segue dalla Prima (...) l’opinione pubblica e scuotono il nostro sistema sanitario, pur valutato tra i migliori al mondo. Giustamente viene fatto il confronto con il mondo dell’aviazione, organizzazione complessa ad alta affidabilità, che ha saputo ridurre drasticamente gli incidenti durante gli ultimi 30-40 anni, anche grazie a protocolli specifici e a un’analisi sistematica del rischio. Gli ospedali, strutture organizzative altrettanto complesse e vulnerabili, faticano invece a reagire e ad affrontare quel cambiamento culturale richiesto per rendere il sistema più sicuro e trasparente. James Reason, l’autore del famoso libro “Human error”, aveva identificato già vent’anni fa i rimedi principali per rendere gli ospedali più sicuri; analoghe sono ora le ricette degli esperti intervistati, a cui si aggiungono le raccomandazioni della Fondazione Svizzera per la Sicurezza dei pazienti. Registrare e analizzare tutti gli errori per cercare contromisure a livello organizzativo. Sorvegliare il tasso di infezioni ospedaliere e promuovere la disinfezione sistematica delle mani. Applicare senza eccezioni la check-list prima e dopo ogni intervento in sala operatoria. Implementare la prescrizione informatizzata dei medicamenti per una farmacoterapia più sicura. Promuovere la massima comunicazione tra il personale curante (senza barriere gerarchiche!), i pazienti e i familiari, coinvolgendoli attivamente nella cura. Ridurre il carico di lavoro e lo stress dei curanti. Non perseguire ciecamente solo indicatori economici e di produttività, ma puntare sulla qualità e appropriatezza delle cure. Insomma, un cambiamento culturale e un cambiamento di alcuni paradigmi, senza se e senza ma. Molto di tutto questo viene già realizzato nei nostri ospedali e nelle cliniche del Cantone, ma non da tutti e allo stesso passo. Esattamente un anno fa venivano depositate oltre 12’000 firme di cittadini a favore dell’iniziativa popolare “Per la qualità e la sicurezza delle cure ospedaliere”. Un messaggio forte, un invito esplicito per tutte le strutture pubbliche e private – a beneficio di un identico finanziamento da parte dello Stato – ad adottare finalmente tutte le misure necessarie e possibili per ridurre al minimo il rischio dei nostri pazienti. Pena l’esclusione dai sussidi pubblici. Insomma una spinta anche legislativa a darsi una mossa. Il testo dell’iniziativa è ancora al vaglio della Commissione sanitaria del Gran Consiglio e del Dss. Se le nostre più che ragionevoli proposte non verranno accolte, allora si dovrà andare al voto e saranno persi ancora alcuni anni… Vorremmo invece quanto prima che i malati ricoverati nelle nostre corsie si sentissero sicuri come su un aereo e non come… sulle ali del destino!