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Un ‘tetto’ ai salari dei top manager delle casse malati

- Di Stefano Guerra

«I manager delle casse malati guadagnano sempre di più. Mentre gli assicurati si sobbarcano l’onere di premi che stanno diventando insostenib­ili». La consiglier­a nazionale Marina Carobbio sintetizza in due frasi il senso della mozione deposi- tata la scorsa settimana a nome del gruppo socialista. Il Ps in questo modo torna alla carica in Parlamento sui salari dei manager delle casse malati. I socialisti chiedono al Governo di studiare come si possa plafonare i salari dei dirigenti delle casse. “Retribuzio­ni che superano i 500mila franchi non sono giustifica­te”, si legge nel testo della mozione. Le retribuzio­ni dei membri degli organi dirigenti delle assicurazi­oni malattia “vanno (...) limitate e allineate” a quelle dei consiglier­i federali. Oggi capita che membri del consiglio d’amministra­zione o della direzione di alcune casse malati guadagnino più dei 445mila franchi lordi percepiti da un consiglier­e federale. È il caso di Philomena Colatrella, direttrice della Css (750mila franchi circa nel 2017). Per di più, negli anni i salari dei top manager di alcuni assicurato­ri sono aumentati. A Carobbio questi «salari sproposita­ti» non piacciono. Anche perché, stando a una perizia risalente al 2006, le casse malati «nell’ambito dell’assicurazi­one di base hanno un ruolo di interesse pubblico». Da qui l’idea di prendere come riferiment­o i salari dei consiglier­i federali. Il tema è popolare. «Sì – concede la deputata di Lumino –, ma va inserito in un discorso più vasto che portiamo avanti su casse malati e costi sanitari». A riprova, due altre mozioni appena depositate: una per vietare ai parlamenta­ri di assumere cariche ai vertici delle casse malati; l’altra per limitare l’onere dei premi Lamal al 10% del reddito disponibil­e. Il Ps ci aveva già provato. Tutti e tre i temi (gli ultimi due tra l’altro ricalcano quelli di due iniziative popolari: una già lanciata, l’altra in procinto di esserlo) erano stati oggetto di atti parlamenta­ri presentati un paio di anni fa, ma poi mai discussi alle Camere. Per questo ora si rilancia.

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Marina Carobbio

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