laRegione

Abusi salariali quotidiani

Per la Seco le misure di accompagna­mento alla libera circolazio­ne funzionano L’anno scorso sono aumentati i controlli e le infrazioni riscontrat­e. Il Ticino è primo a livello nazionale per verifiche e sanzioni.

- Ats/Red

Nel 2017 gli organi di controllo svizzeri hanno registrato un leggero aumento su un anno degli abusi salariali nei settori senza Contratto collettivo di lavoro (Ccl) e una lieve flessione in quelli con Ccl. È stata pure riscontrat­a una diminuzion­e del 12% dei casi sospetti di lavoro nero nel 2017. Tuttavia, la pressione sui salari rimane elevata, secondo quanto emerge dagli ultimi rapporti della Segreteria di Stato dell’economia (Seco). Nel 2017 gli organi d’esecuzione hanno verificato globalment­e il rispetto delle condizioni lavorative e salariali presso 170mila persone e in oltre 44mila aziende, afferma la Seco in un comunicato. Nei settori senza Ccl, le commission­i tripartite cantonali hanno rilevato un aumento della percentual­e di abusi salariali dall’11 al 13% tra i datori di lavoro svizzeri rispetto al 2016. Tra i lavoratori distaccati le retribuzio­ni inferiori ai salari d’uso sono passate dal 14 al 16%. Il rapporto Seco precisa che la tripartita ticinese è quella che ha controllat­o la maggiore percentual­e di aziende (20%). Per quanto riguarda i distaccati, ben il 15% di tutti gli abusi salariali è stato registrato a Sud delle Alpi. “Dal 2014, è la pri-

L’accordo quadro con l’Ue non dovrebbe indebolire i controlli

ma volta che la tripartita ticinese registra tassi di abusi così elevati”, si legge nel rapporto. Nei settori con Ccl, le commission­i paritetich­e cantonali hanno constatato una leggera diminuzion­e dei casi di infrazione sia tra i datori di lavoro svizzeri (dal 27% al 24%) che tra le aziende che distaccano il personale (dal 25% al 24%)

rispetto alla precedente rilevazion­e. Sono stati controllat­i globalment­e anche 6’634 “prestatori di servizio indipenden­ti”, i cosiddetti padroncini, e vi sono sospetti di pseudo-indipenden­za nel 7% dei casi. Per quanto riguarda i lavoratori notificati, il Ticino è stato il cantone che ha registrato il maggiore aumento delle “assunzioni di impiego” – lavoratori provenient­i dall’Ue, assunti come dipendenti presso un’azienda svizzera e sottoposti all’obbligo di notifica – e al contempo il calo più consistent­e di ‘padroncini’, fa notare la Seco. Lo scorso anno sono stati registrati complessiv­amente 13’359 casi sospetti di lavoro nero, il 12% in meno rispetto al 2016. In diminuzion­e sono risultati anche i riscontri delle autorità specializz­ate sui provvedime­nti adottati e sulle sanzioni inflitte (-10% o 3’034). La flessione è per lo più legata a fluttuazio­ni annuali, ritiene la Seco.

Misure comunque da rafforzare

Nelle sue conclusion­i, la Seco ribadisce che le misure di accompagna­mento sono “un dispositiv­o di protezione delle condizioni di lavoro e salariali che funziona, anche se è in costante evoluzione”. Di tutt’altro parere sono i sindacati Travail.Suisse, Unia e l’Unione sindacale svizzera (Uss) che chiedono un’ulteriore revisione della protezione salariale. Viste le oltre 8mila infrazioni alle prescrizio­ni salariali registrate nel 2017, “essere sottopagat­i è pane quotidiano in Svizzera”, afferma Gabriel Fischer, responsabi­le della politica economica presso Travail.Suisse, citato in un comunicato. Sono soprattutt­o i datori di lavoro confederat­i a minare l’efficacia delle misure collateral­i. Queste non devono in nessun caso essere indebolite durante le trattative per un accordo quadro istituzion­ale con l’Unione europea, aggiunge.

 ?? TI-PRESS ??
TI-PRESS

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland