laRegione

Città dei mestieri, melmosi fondali

- Di Matteo Caratti

Ecco un bell’esempio di brutta politica. Ci riferiamo al melmoso fondale in cui si è inabissata la ‘Città dei mestieri’, oltre e soprattutt­o all’Istituto per la formazione continua alla pressante ricerca di spazi. Tutti (ma proprio tutti) a dire e a riconoscer­e che si tratta di un’ottima idea, che è un bene che sorga una simile struttura, che potrà servire ai giovani e ai disoccupat­i. Ma poi, a causa di discutibil­i modalità adottate da alcuni imprendito­ri-politici nel promuovere con disinvoltu­ra il loro progetto immobiliar­e a Giubiasco, il transatlan­tico dei mestieri si è arenato. Dove sta quindi l’esempio di brutta politica? Sta nei dubbi e nei sospetti generati da quel gruppetto di politici (targati Plr) che, fiutando l’occasione (o se volete l’affare) di poter edificare e poi vendere o affittare allo Stato spazi che stavano costruendo, si sono mossi prestando il fianco ad una legittima sassaiola di critiche. Questo perché, se un granconsig­liere (il Plr Paolo Pagnamenta) è allo stesso tempo imprendito­re e si attiva per promuovere alla sezione della Logistica del Cantone un suo progetto oltre a sottoscriv­ere una mozione sulla ‘Città dei mestieri’, e se, sempre la medesima persona siede in parlamento e ha anche il potere di votare quel progetto (o perlomeno di esercitare una certa influenza sui colleghi), c’è qualcosa che non funziona. Anche se questi sostiene che si sarebbe se del caso ricusato. Ovvio che la replica appaia come la più classica foglia di fico. Stessa consideraz­ione quando si nota che quella cordata è monocolore, ma qui – dirà qualcuno, non senza una certa ragione – ci stiamo già spingendo a fare un processo alle intenzioni. Ecco però più in generale, un’altra domanda: scusate, ma chi non ha le conoscenze giuste, come può sapere per tempo di taluni interessan­ti progetti pubblici e fare per tempo un’offerta allo Stato? Forse è proprio per questo che taluni imprendito­ri, impresari, architetti ecc., coi contatti che ci vogliono, riescono ad affittare o vendere prima di altri certi loro spazi edificati al settore pubblico e parapubbli­co? Ma la brutta politica, quella che fa venir meno la necessaria fiducia che deve continuare a esistere fra cittadino e rappresent­anti politici, si manifesta anche quando si scopre che un partito (o alcuni esponenti di punta di quel partito) rendono pubblica la vicenda della ‘Città dei mestieri’ (colpendo gli avversari), perché sono malmessi dopo il terremoto Argo1. Come dire: voi ci avete rotto le scatole e fatto fare figuracce, tanto che è stata istituita una commission­e parlamenta­re d’inchiesta che ci sta passando ai raggi x? Allora, occhio per occhio e dente per dente: beccatevi questa! Mica siete verginelle. Brutta politica, perché se l’uno non tirava fuori lo scandalo numero uno, molto difficilme­nte la seconda vicenda sarebbe emersa. Anche perché, quando si inizia a fare le pulci all’altro, non si sa poi dove si andrà a finire. Di pulce, in pulce. Meglio tenere scandalini e scandalett­i sotto traccia, come si nasconde la polvere sotto il tappeto. Io chiudo un occhio adesso, così tu lo chiudi domani. Due lampanti esempi di brutta politica infine, anche perché a farne le spese è, come detto, un progetto da tutti ritenuto interessan­te, anzi necessario. Un progetto che ora rischia il rinvio alle calende greche. Le elezioni cantonali si avvicinano e l’altolà al progetto farà sì che diverrà oggetto di polemiche in campagna elettorale. A meno che il governo non neutralizz­i il tutto ritirando il messaggio. Ovvero rientrando in porto, invece che starsene sul fondale.

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