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In viaggio con Cloe Ferrari

Storia di una ventenne delle Centovalli e della sua passione per il viaggio

- Di Beppe Donadio

La giovane percorre, ogni anno, migliaia di km a piedi, sacco in spalla. alla scoperta di gente e culture diverse dalle quali trae insegnamen­ti. Nei suoi piani anche un trekking in Nepal.

Migliaia di chilometri a piedi tra Spagna, Portogallo e Francia. Poi il Cammino di Santiago e in futuro l’Asia, la Transiberi­ana e il Nepal...

Si chiama Cloe Ferrari ed è centovalli­na. Un anno fa, ancora diciannove­nne, finiti gli studi e preso il suo diploma, ha salutato tutti e si è messa in marcia per migliaia di chilometri tra Spagna, Portogallo e Francia. L’irrefrenab­ile desiderio di viaggiare l’ha portata a completare il Cammino di Santiago attraverso il “Norte”, passando cioè da Paesi Baschi, Cantabria, Asturie, Galizia, percorso non impervio come il “Primitivo”, col quale si sale a 2mila metri, ma sufficient­emente tosto. «E poi il tosto è soggettivo. Per me non lo è stato», racconta Cloe. Da Santiago è andata oltre, percorrend­o in un paio di settimane l’Algarve, l’Alentejo, le spiagge portoghesi più belle, marciando «tranne 200 chilometri, più o meno» su gran parte del Portogallo. «In un viaggio come questo conosci persone e culture diverse, vivi negli alberghi del pellegrino dove in estate nella stessa casa si possono ritrovare persone di 20 culture diverse, pronte a condivider­e ognuno la propria. È un confronto dal quale si impara tanto». È questa la ricchezza con la quale è tornata da Santiago. Da dove, a settembre, vorrebbe ricomincia­re: «Vorrei andare via per un anno, un altro Cammino di Santiago, poi penserò all’Asia. Mi piacerebbe fare la Transiberi­ana, sto capendo come affrontare l’inverno, quando la temperatur­a scende sotto i 40 gradi. Sono precisamen­te 9’289 chilometri di treno, e vorrei farne almeno 4mila. E poi sto pensando al Nepal, da girare sempre a piedi».

‘Con migliaia di persone in fila che camminano non c’è rischio di solitudine’

Cloe lavora stagionalm­ente, scelta funzionale. «Sogno un lavoro che mi permetta di viaggiare e lavorare allo stesso tempo. Ho comunque un diploma come operatrice sociosanit­aria. In caso di bisogno, è un lavoro che mi piace e che posso fare. Ma c’è tutta la vita per questo. Per il momento vorrei vivere il mondo». A settembre, ripartirà da sola. «Con migliaia di persone in fila che camminano non c’è rischio di solitudine. Nemmeno in un trekking in Nepal, dove c’è tanta gente. L’unico problema può essere la lingua, ma come ho imparato lo spagnolo, il francese e l’inglese...». Tra gli amici, Cloe è una mosca bianca, che però vola alto. «Qualcuno apprezza, altri mi danno della pazza. ho suggerito di provare, per capire». Si è sentita rispondere “A piedi? Prima aspetto la patente e poi forse ci vado”. Viaggiare è davvero soggettivo, beata gioventù.

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Cloe va per la sua strada

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