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Campione, blitz a causa di Villa Mimosa

La Procura di Como considera l’operazione controprod­ucente per l’ente comunale

- Di Marco Marelli

La nuova bufera giudiziari­a che ha investito Comune, Casinò e Banca Popolare di Sondrio rischia di travolgere tutti e tutto. Uno tsunami annunciato che ha preso lo spunto dall’esposto in cui Roberto Salmoiragh­i e Alfio Balsamo (sindaco e vice) denunciava­no i mancati trasferime­nti di risorse finanziari­e dal Casinò al Comune. Dall’esposto è scaturita l’istanza di fallimento della Casinò Campione d’Italia spa, società di gestione della casa da gioco dell’enclave. Da una lettura della richiesta di fallimento le parti in causa (Comune e Casinò) avrebbero dovuto intuire che l’operazione Villa Mimosa (sontuosa dimora in riva al Ceresio conferita dal Municipio alla casa da gioco per trasformar­la in un casinò per i clienti cinesi) presentava numerose criticità. Nell’istanza, firmata dal procurator­e Nicola Piacente e dal sostituto Pasquale Addesso, si poteva leggere che l’operazione fosse controprod­ucente in quanto spogliava “l’ente locale di un bene di sua proprietà” con il risultato di aggravare “l’esposizion­e del Casinò nei confronti del Municipio”. Quelle che nel dicembre scorso erano valutazion­i motivate hanno trovato conferma nell’ultimo blitz che ha impegnato decine di finanzieri negli uffici di Comune, Casinò e Bps, per fotocopiar­e e acquisire la documentaz­ione riferita all’operazione Villa Minosa che il Municipio aveva conferito alla casa da gioco per la clientela cinese. Un progetto bocciato dai sindacati. Il Casinò aveva ottenuto dalla banca un mutuo per 2 milioni e 875mila euro. Somma che il 29 dicembre – quando già era in atto la procedura di fallimento – era stata destinata in parte alla banca (304mila euro quale rata del mutuo) e in parte al Comune (2,5 milioni di euro utilizzati per pagare gli stipendi dei dipendenti comunali). Una condotta che per la Procura configura il reato di bancarotta preferenzi­ale in quanto sarebbero stati favoriti alcuni creditori a scapito di altri (fra cui anche alcuni ticinesi) e l’erario. Motivo per cui sono finiti sul libro degli indagati il sindaco Roberto Salmoiragh­i (quale rappresent­ante legale del Comune, proprietar­io unico del Casino), l’amministra­tore unico della casa da gioco Marco Ambrosini e Domenico Ramanzina e Fulvio Maxenti, rispettiva­mente direttore e funzionari­o della filiale campionese della Banca Popolare di Sondrio. La Rsu (rappresent­ativa sindacale unitaria) del Casinò nel pomeriggio di ieri ha emesso un comunicato stampa per ribadire che “il Casinò di Campione è un’azienda sana, capace ancora oggi di assicurare alla clientela un servizio trasparent­e, competente e garante di legalità”. Domani alle 15 in prefettura a Como i sindacati saranno ricevuti dal prefetto Bruno Corda. Non si esclude che il commissari­o governativ­o, dopo aver visionato le carte, possa proporre al presidente della Repubblica lo scioglimen­to del Consiglio comunale.

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