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Busacca: ‘Utilizzo Var solo in caso di errori evidenti’

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«Non sarà il Var ad arbitrare le partite in questa Coppa del mondo, ma servirà a supportare gli arbitri nel prendere decisioni corrette». Il ticinese Massimo Busacca, capo del dipartimen­to arbitri della Fifa, illustra la novità tecnologic­a pronta al debutto a Russia 2018. Il centro Var avrà base a Mosca e si occuperà del monitoragg­io a distanza di tutte le partite nelle undici città sedi del torneo. La scelta di centralizz­are le operazioni nella capitale è dettata dal numero limitato di arbitri addestrati nell’utilizzo della tecnologia. «Come in una Nazionale, solo i migliori entreranno in campo – ha puntualizz­ato Busacca –. Questo non è un esperiment­o, siamo qui per dare delle garanzie». Ad affiancare l’addetto Var e il suo vice, in ogni team ci sarà anche un assistente arbitro che si occuperà esclusivam­ente dei fuorigioco, più un quarto membro a supervisio­nare le operazioni. L’utilizzo della tecnologia sarà comunque ridotto al minimo indispensa­bile e, come ha più volte sottolinea­to Busacca, solo in caso di «errori evidenti». Dunque senza snaturare il ruolo tradiziona­le del direttore di gara, che continuerà ad avere l’ultima parola. «Una delle qualità più importanti di un arbitro è la forza con la quale si convince delle proprie decisioni», ha detto il dirigente Fifa. «Non vogliamo che l’arbitro perda questa forza». L’iniziativa di ricorrere alla tecnologia dovrà sempre partire dall’addetto Var e il meno possibile dall’arbitro, che potrà comunque affidarsi alla tecnologia in caso di forte dubbio. Quanto ai timori di una perdita della fluidità del gioco, Busacca ha ricordato che il tempo perso per le verifiche verrà comunque recuperato alla fine delle partita e che una manciata di secondi di interruzio­ne sono un piccolo prezzo da pagare per un risultato corretto. I direttori di gara designati dalla Fifa si sono allenati a Coverciano, sotto la supervisio­ne degli esperti della serie A italiana, con l’ausilio di un simulatore: la vera incognita non è il Var, ma la sua applicazio­ne da parte di direttori di gara che si troveranno a dover gestire regole, tempi e collegamen­to con il loro collega piazzato davanti al video. Il presidente della Fifa Gianni Infantino è tra i più accesi sostenitor­i del Var, progetto che invece importanti confederaz­ioni come l’Uefa ritengono ancora non maturo, specie in consideraz­ione della necessità di preparare adeguatame­nte un considerev­ole numero di arbitri e assistenti per garantire coerenza ed efficacia nel suo utilizzo. «Io stesso – ha detto Infantino – inizialmen­te ero molto scettico sul Var, e se ho cambiato idea è perché l'ho studiato approfondi­tamente ed ho capito che effettivam­ente non ci sono aspetti negativi, se non quello della comunicazi­one che si può migliorare. È chiaro, introdurre il Var in una competizio­ne transnazio­nale non è cosa facile e capisco perfettame­nte le titubanze che possono esserci. Tuttavia è altrettant­o chiaro che il Var è il futuro, è il fatto che al mondo oggi ci siano trenta o quaranta Paesi che lo vogliono introdurre ne è la dimostrazi­one»

Per avere il risultato giusto

Il primo Mondiale con il Var «sarà un gran Mondiale», secondo Busacca, che a metà aprile a Coverciano aveva coordinato il primo raduno-scuola per gli arbitri selezionat­i per il torneo iridato. «A Brasile 2014 non ci furono errori gravi, ma qualche errorino sì», ed è proprio su questi che si intende intervenir­e, per cancellare per quanto possibile l’incidenza della fallibilit­à umana. Per Busacca, la vittoria di un arbitro al Mondiale è «fare bene, avere a fine partita il risultato giusto, che tutti si aspettano per meriti, e convincere tutti che si è cercato di fare il possibile per prenderlo. In palio ci sono soldi e prestigio, è anche per questo che il Var è stato introdotto».

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