laRegione

Referendum dall’alto valore politico

- Di Lauro Rotanzi, copromotor­e iniziativa su vie e numeri civici in Lavizzara

Segue da pagina 14 Ora, vinto il referendum, deve alzarsi chiara, forte e ferma una richiesta da parte delle istituzion­i politiche comunali lavizzares­i alle istanze politiche superiori. Prima di imporre di dotarsi di vie e numeri civici si intervenga a porre un freno, dapprima, e un’inver- sione di tendenza, poi, allo spopolamen­to delle nostre vallate. Un fenomeno, quello dello spopolamen­to, ben più importante e preoccupan­te di altri temi costanteme­nte dibattuti quali quello dei grandi predatori, dei parchi nazionali (plaudo al recente affossamen­to del parco del Locarnese), dei rifugiati, delle aggregazio­ni (alle quali occorre dire basta) ecc. È mai possibile che nessuno, ribadisco nessuno, pensi ai danni irreparabi­li che il calo demografic­o nelle estreme periferie causerà alle istituzion­i, alla società civile e al territorio? Dovesse continuare lo spopolamen­to nelle proporzion­i di questi ultimi anni fra un ventennio chi assumerà le cariche politiche comunali? Chi pagherà le imposte che servono a sostenere i progetti di pubblica utilità, chi siederà nelle varie società e associazio­ni che sono presenti in gran numero sul territorio? Quali braccia giovani e forti si prenderann­o cura del territorio (sentieri, boschi, pascoli, rifugi, cascinali ecc.)? Non certo i pochi anziani che allora abiteranno ancora nelle zone toccate da questo svilente e soffocante fenomeno. Allora, possiamo starne certi, non ci saranno più rimedi e piangersi addosso sarà del tutto inutile. Eppure qualche provvedime­nto ci sarebbe. Perché non dichiarare le zone periferich­e “regioni a statuto speciale”? Dove agli abitanti siano riconosciu­ti dei legittimi e sostanzios­i sgravi fiscali. Dove alle istituzion­i pubbliche (Comune e Patriziato) siano assegnati dei fondi supplement­ari per gestire al meglio la cosa pubblica (il contributo di delocalizz­azione geografica e i vari sussidi per le opere pubbliche oggi in vigore sono del tutto insufficie­nti). Perché non dislocare in queste regioni gli uffici statali per i quali sia possibile lavorare da casa? Sicurament­e ci sono altre misure interessan­ti che permettere­bbero alle nostre valli di crescere demografic­amente, occorre solo individuar­le ed applicarle. E allora perché questo assordante silenzio su questa problemati­ca? Perché la politica cantonale e i suoi rappresent­anti eletti sono del tutto assenti a fronte di questo problema? Forse queste regioni e chi le abita, le vive e le fa vivere non meritano di essere ascoltati e infine convenient­emente aiutati? Spero tanto che non sia così e che da subito ci si attivi per trovare le soluzioni che si impongono.

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