Referendum dall’alto valore politico
Segue da pagina 14 Ora, vinto il referendum, deve alzarsi chiara, forte e ferma una richiesta da parte delle istituzioni politiche comunali lavizzaresi alle istanze politiche superiori. Prima di imporre di dotarsi di vie e numeri civici si intervenga a porre un freno, dapprima, e un’inver- sione di tendenza, poi, allo spopolamento delle nostre vallate. Un fenomeno, quello dello spopolamento, ben più importante e preoccupante di altri temi costantemente dibattuti quali quello dei grandi predatori, dei parchi nazionali (plaudo al recente affossamento del parco del Locarnese), dei rifugiati, delle aggregazioni (alle quali occorre dire basta) ecc. È mai possibile che nessuno, ribadisco nessuno, pensi ai danni irreparabili che il calo demografico nelle estreme periferie causerà alle istituzioni, alla società civile e al territorio? Dovesse continuare lo spopolamento nelle proporzioni di questi ultimi anni fra un ventennio chi assumerà le cariche politiche comunali? Chi pagherà le imposte che servono a sostenere i progetti di pubblica utilità, chi siederà nelle varie società e associazioni che sono presenti in gran numero sul territorio? Quali braccia giovani e forti si prenderanno cura del territorio (sentieri, boschi, pascoli, rifugi, cascinali ecc.)? Non certo i pochi anziani che allora abiteranno ancora nelle zone toccate da questo svilente e soffocante fenomeno. Allora, possiamo starne certi, non ci saranno più rimedi e piangersi addosso sarà del tutto inutile. Eppure qualche provvedimento ci sarebbe. Perché non dichiarare le zone periferiche “regioni a statuto speciale”? Dove agli abitanti siano riconosciuti dei legittimi e sostanziosi sgravi fiscali. Dove alle istituzioni pubbliche (Comune e Patriziato) siano assegnati dei fondi supplementari per gestire al meglio la cosa pubblica (il contributo di delocalizzazione geografica e i vari sussidi per le opere pubbliche oggi in vigore sono del tutto insufficienti). Perché non dislocare in queste regioni gli uffici statali per i quali sia possibile lavorare da casa? Sicuramente ci sono altre misure interessanti che permetterebbero alle nostre valli di crescere demograficamente, occorre solo individuarle ed applicarle. E allora perché questo assordante silenzio su questa problematica? Perché la politica cantonale e i suoi rappresentanti eletti sono del tutto assenti a fronte di questo problema? Forse queste regioni e chi le abita, le vive e le fa vivere non meritano di essere ascoltati e infine convenientemente aiutati? Spero tanto che non sia così e che da subito ci si attivi per trovare le soluzioni che si impongono.