Il delitto perfetto
di Paolo Lago Scuola media Pregassona
Tutto iniziò il 26 ottobre 1993. Era un martedì come gli altri, la mattina alle 7.30 mi svegliai e andai subito in ufficio, presi un caffè e mi misi al lavoro. Lavoravo nella cronaca nera, fare il giornalista era una tradizione di famiglia, ma da un po’ nella mia redazione non arrivavano notizie e il mio stipendio, che dipendeva dal numero di articoli che scrivevo, stava drasticamente calando. Dopo due ore arrivò un comunicato: due giorni prima c’era stato un pluriomicidio, erano coinvolte 13 persone, zero sopravvissuti. Già quella mattina ne parlarono le radio e le televisioni, nel mio giornale ero l’unico ad avere competenze di cronaca nera, e con quella strage misteriosa, che venne subito battezzata “Il Delitto Perfetto”, avrei guadagnato i soldi necessari a mantenere la mia famiglia. L’assassino restava avvolto nel mistero e nessuno aveva trovato l’arma del delitto, si conosceva solo il luogo. Questo crimine sembrava mettere in atto tutte le caratteristiche migliori dei delitti del passato. Erano ormai le 21 di quel martedì ed io ero l’unico rimasto in ufficio, trascorsi tutta la notte davanti al pc, a parlare al telefono con la polizia e a cercare nuovi indizi. Sembrava che il criminale avesse agito in una discarica, come Randy Jones, nel 1974, per non essere scoperto dalle telecamere. L’arma non si trovava da nessuna parte e per questo assomigliava molto all’omicidio commesso da Jacob Pemberton, nel 1986. L’assassino doveva certamente essere a conoscenza di quei delitti che rimasero nella storia della cronaca nera, di sicuro li aveva studiati meticolosamente per capire per quali dettagli le autorità avevano faticato a risolverli. Per quella strage feci un articolo perfetto, tanto che il mio direttore mi premiò per il lavoro svolto. Sono trascorsi anni da allora e, esattamente come avevo pianificato, nessuno capì mai che io, come nessun altro, sapevo cos’era successo la notte del 24 ottobre 1993.