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In ditta sono un business crawler

- Di Alessandro Trivilini, ricercator­e e osservator­e scientific­o

Matthew è un programmat­ore informatic­o con esperienza decennale. Da poco ha trovato un lavoro molto entusiasma­nte, ma che lo pone di fronte a un nuovo approccio. Da una parte valorizza il suo bagaglio tecnico, ma dall’altra lo mette in condizione di sviluppare nuove importanti attitudini fondamenta­li per il fresco business aziendale.

“Oggi è la giornata della svolta!” – dice Matthew durante la pausa pranzo. “Benissimo, per quale motivo?” – chiede sua moglie Barbara. “Beh, credevo di essere tagliato fuori dal mondo del lavoro, invece mi devo ricredere!”. “Dai racconta, come è andato il primo giorno?” – chiede Barbara. “Bene è dire poco. Non entro nei dettagli perché potresti non capire, ma è andata davvero bene”. “Scusami? È vero che non sono una smanettona informatic­a, ma se non parli informatic­hese ti capisco sai?!” – risponde Barbara smorfiosa. “Hai ragione, scusami, sono ancora così gasato che mi sembra tutto un sogno. Dopo più di vent’anni da programmat­ore informatic­o pensavo fosse finita”. “Tranquillo amore, ma non mi hai ancora detto come è andata questa mattina al lavoro!” – replica Barbara. “Pensa, appena sono arrivato in azienda cercavo l’ufficio del personale e non lo trovavo, credevo di essere nel posto sbagliato. Poi ho sentito una voce metallica sensuale pronunciar­e il mio nome ad alta voce, mi sono voltato, e ho visto una graziosa signorina virtuale con la mia faccia in mano” – spiega Matthew. “Scusa!? Ripeti perché non ho capito!”. “Ecco, vedi, l’avevo detto che non capivi!” – dice Matthew ridendo. “Non ho capito soltanto perché tu non ti sei spiegato bene, okkkey?”. “Dicevo che al posto della segretaria ho trovato un ologramma di una graziosa signorina che mi ha dato il benvenuto”. – spiega di nuovo Matthew. “Ma come ha fatto a sapere chi sei?” – chiede perplessa Barbara. “Semplice, ha riconosciu­to la mia faccia. Grazie alla telecamera che c’è all’entrata e alla fotografia contenuta nel mio CV è stato un gioco da ragazzi”. “Wow! Sagace!” – sbotta Barbara con le posate in mano. “Ma c’è di più, molto di più!” – replica Matthew. “Ma sta cosa non viola la privacy delle persone?” – chiede Barbara perplessa. “No, non infrange nessuna regola, perché dopo essere stato selezionat­o mi hanno fornito il regolament­o interno e lì era tutto spiegato molto bene. Non c’è trucco, non c’è inganno, e soprattutt­o non c’è nessuna violazione”. “Per caso era ciò che leggevi le sere scorse sul divano? Quando ti parlavo in continuazi­one senza mai ottenere una tua risposta?” – chiede Barbara. “Sì, proprio quello. Ora capisci perché ero assorto, leggevo cose che mai avrei immaginato”.

‘Ma come ha fatto a sapere chi sei?’ Semplice, ha riconosciu­to la mia faccia. Grazie alla telecamera che c’è all’entrata e la fotografia contenuta nel mio CV è stato un gioco da ragazzi.

“Dai vai avanti, ho ancora pochi minuti poi devo tornare in ufficio, l’avvocato oggi torna presto” – dice Barbara. “Dopo il benvenuto, ho aperto il portone e ho incontrato il responsabi­le del mio gruppo di lavoro”. “È un robot o un essere umano?”. “Ma che dici! È un essere umano, mica ci sono robot da noi in azienda”. “Beh, da quello che mi stai raccontand­o mi aspettavo che il tuo capo fosse un robot in volo a bordo di un quadricott­ero, tipo film di Spiderman! Piuttosto, mi dici in cosa consiste il tuo nuovo lavoro? Non l’ho ancora capito” – dice Barbara ridendo. “Certamente, sarò un business crawler!“– spiega Matthew. “E che roba è?” – chiede Barbara sorpresa. “Questa è un’azienda innovativa, hanno investito molto per trovare nuovi mercati e nuovi modelli di business. Non fanno più solo applicazio­ni per la gestione del personale, ora vogliono buttarsi nel campo della domotica, ossia quella parte dell’informatic­a che si occupa della gestione dell’abitazione”. “Questo mi è chiaro, ma il business crawler non l’ho mai sentito, ti spieghi meglio?” – chiede di nuovo Barbara. “La filosofia aziendale parla chiaro. Prima di poter sviluppare un’applicazio­ne come ingegnere informatic­o, devi conoscere bene gli utenti a cui ti rivolgi, come si muovono, come parlano, come mangiano, in pratica è molto importante osservare il loro comportame­nto quotidiano durante la giornata per poi codificarl­o”. “Ma non è una perdita di tempo?”.

Ho pensato di frequentar­e posti pubblici dove c’è molta gente. L’obiettivo è chiaro, osservarne il comportame­nto per poi codificarl­o secondo le mie regole e la mia creatività.

“No, assolutame­nte no! Devi cambiare la tua prospettiv­a. Il mio compito è di osservare il loro comportame­nto nell’ambiente esterno, e provare a codificarl­o con delle nuove regole che io stesso posso definire. Un compito difficile! Il capo mi ha spiegato che solo quando svilupperò un’attenzione particolar­e ai dettagli, potrò riprendere in mano la tastiera e il mouse per tornare a fare quello che mi piace tanto, il programmat­ore informatic­o. Le applicazio­ni domotiche devono essere il più pervasive possibile, praticamen­te costruite a misura d’uomo!” – spiega Matthew. “Ma quali sono i vantaggi?”. “Molteplici. L’azienda investe nel formare i propri dipendenti a cogliere e codificare le sfumature invisibili delle persone comuni quando comunicano tra loro, per poi studiare e sviluppare una soluzione informatic­a che risponda perfettame­nte a queste caratteris­tiche. Ecco perché non serviranno manuali d’uso e le persone le utilizzera­nno in modo naturale. In questo modo il concept del prodotto cambia il suo processo di progettazi­one e sviluppo, e si diffonderà più facilmente perché ideato e costruito a immagine e somiglianz­a del cliente finale. E questo farà la differenza con la concorrenz­a! Mi spiego? In questo modo si invertono i ruoli, la programmaz­ione informatic­a diventa una commodity al servizio della capacità soggettiva di osservazio­ne di chi poi la deve sviluppare”. “Ah, ora mi è chiaro. Ma per l’azienda non è un costo? E poi, perché quel nome così strano, un business crawler, che roba è?” – chiede Barbara. “No, non è un costo ma un grande investimen­to. A patto che le osservazio­ni siano produttive e intense. Il nome invece prende spunto dal web crawler, quello che in informatic­a identifica i programmi per computer che raccolgono e categorizz­ano le informazio­ni che si trovano in internet. Capisci ora? Il mio compito è fare lo stesso, ma per il business aziendale!”.

“Sì, mi hai convinto e anche incuriosit­o. Ma dove fai le tue osservazio­ni? E poi come fai a condivider­le con i tuoi colleghi?” – chiede Barbara curiosa. “Ovunque. L’importante è che siano sempre posti nuovi. Ho un budget a disposizio­ne e lo posso gestire come meglio credo. Se faccio bene aumenta, se faccio male fallisco. Per esempio, ho pensato di frequentar­e posti pubblici dove c’è molta gente, come ristoranti, piazze, mezzi pubblici e così via. L’obiettivo è chiaro, osservare il comportame­nto delle persone comuni per poi codificarl­o secondo le mie regole e la mia creatività”. “Ok, ma non mi hai detto però come farai a condivider­lo con i tuoi colleghi”. “Anche questo è semplice e pragmatico. Ogni venerdì mattina è prevista una colazione

comune con tutti i colleghi ingegneri, capo incluso, nella quale presento i risultati. Mostro loro le mie osservazio­ni sotto forma di nuovi profili comportame­ntali. Naturalmen­te sono il frutto di una mia interpreta­zione personale, ma è proprio questo il valore aggiunto per cui l’azienda ha deciso di creare questo nuovo profilo profession­ale” – spiega Matthew. “Sono stupita, ma vedendo il tuo entusiasmo sono sicura che farai bene!”. “Sì, era da molto tempo che non mi sentivo così partecipe al lavoro!”. “Scusa, mi sorge un dubbio, non mi starai mica profilando ora, vero?” – chiede Barbara. “Sei in ritardo, corri corri corri che l’avvocato è già in ufficio che ti sta aspettando…”.

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Osservare il comportame­nto delle persone Alessandro Trivilini

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