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Ucciso il capo taleban che voleva far tacere Malala

- Ansa/red

Islamabad – Sei anni fa ordinò l’assassinio di Malala Yousafzai, ora è toccato a lui. I razzi lanciati da un drone statuniten­se sulla provincia di Kundar, al confine tra Afghanista­n e Pakistan, hanno ucciso, due giorni fa, il Mullah Fazlullah, capo indiscusso dei taleban pachistani. Il portavoce delle forze congiunte Martin O’Donnell ha confermato che l’Emiro era il bersaglio di un attacco da parte di un drone. E altre fonti militari hanno detto che il compound dove si riteneva si nascondess­e era stato centrato. I taleban del Ttp (Tehrik-i-Taliban) non hanno commentato. Con una taglia di cinque milioni di dollari del Pentagono sulla testa, Fazlullah era braccato dalle forze militari americane, pachistane e afghane. Potente, sanguinari­o e temuto, 44 anni, parallelam­ente alla carriera “militare” si era fatto largo con la voce, da fanatico e violento predicator­e alla radio, e veniva per questo soprannomi­nato “Radio Mullah”. Da capo della milizia taleban della Valle dello Swat, nel nord-ovest del Pakistan, fu lui a ordinare di uccidere Malala Yousafzai, allora quindicenn­e che sul suo blog difendeva il diritto all’istruzione per le ragazze, e denunciava le intimidazi­oni e la violenza dei taleban nella valle. Il 9 ottobre 2012 i terroristi le spararono alla testa mentre tornava a casa da scuola. Malala era stata curata a Birmingham e una volta guarita è divenuta testimonia­l contro la violenza jihadista e voce delle donne senza voce dalle profondità del mondo islamico. Ha parlato al mondo dal Palazzo di Vetro dell’Onu e nel 2014 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace. Solo di recente Malala è tornata a visitare la sua Swat Valley. Nel frattempo Fazlullah, nel novembre 2013, aveva sostituito ai vertici del Ttp Hakimullah Mehsud, ucciso in un raid aereo americano. E aveva alzato il livello di violenza: per vendicarsi dei raid dell’esercito pachistano, che hanno di fatto relegato il controllo territoria­le talebano alla zona di confine con l’Afghanista­n, decise di colpirne l’organo più debole: nel dicembre 2014 un commando entrò nella scuola militare di Peshawar e massacrò 145 persone, di cui 132 bambini.

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KEYSTONE Uccidetela

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