laRegione

Sul lavoro non si tratta

Fronte comune contro l’allentamen­to delle misure di accompagna­mento

- Ats/Gene

I sindacati (Uss, Travail.Suisse, Unia e Syna) sono pronti al referendum se l’accordo quadro con l’Ue prevedesse minore protezione dei salariati

Se la Svizzera, in vista di un accordo quadro con l’Unione europea, dovesse mollare in materia di protezione salariale e misure di accompagna­mento, i sindacati promettono il referendum. Le organizzaz­ioni dei lavoratori hanno reagito all’unisono alle recenti dichiarazi­oni del consiglier­e federale Ignazio Cassis. Il capo del Dipartimen­to federale degli affari esteri (Dfae) mercoledì, ai microfoni della radio svizzerote­desca Srf, aveva indicato che sia la Svizzera sia l’Unione europea devono trovare vie creative per progredire nei negoziati su un accordo quadro istituzion­ale. Da parte elvetica, ha lasciato intendere di essere disposto a concession­i nelle misure di accompagna­mento, come un allentamen­to dell’obbligo per i prestatori di servizi esteri di inoltrare la notifica almeno otto giorni prima di iniziare il lavoro in Svizzera. In una conferenza stampa comune a Berna, l’Unione sindacale svizzera (Uss), la centrale sindacale Travail.Suisse e i sindacati interprofe­ssionali Unia e Syna hanno manifestat­o la loro perdita di fiducia nei confronti del consiglier­e federale liberale radicale. Unanimi, i sindacati hanno ribadito che la regola degli otto

giorni è un pilastro per il controllo dell’attuazione delle misure di accompagna­mento. “Non c’è alcuna ragione per mollare di fronte all’Ue proprio sui termini di notifica”, ha detto Paul Rechsteine­r. Cassis ha “perso la testa” e mette in gioco tutti gli accordi bilaterali, ha aggiunto il presidente dell’Uss e consiglier­e agli Stati sangallese

(Ps). Il ministro degli Esteri ha segnalato alla contropart­e la disponibil­ità a cedere in materia di protezione dei salari elvetici. “Il treno dei negoziati in vista di un accordo quadro istituzion­ale ha deragliato”. Grazie agli otto giorni, “le istanze di controllo dispongono di tempo sufficient­e per l’analisi dei rischi”, ha dal canto suo spiegato Hans Maissen, vicepresid­ente di Syna. A suo avviso questo termine è essenziale, in particolar­e per lavori in Svizzera della durata di uno a tre giorni. “Con un termine di notifica più breve, per lavori di corta durata – se ne contano migliaia nelle regioni di confine – i controlli non sarebbero più possibili e ciò comportere­bbe grandi irregolari­tà nelle condizioni di lavoro e dumping salariale”. La presidente di Unia Vania Alleva ha ricordato che il Canton Berna riceve 20mila notifiche l’anno, pari a 400-600 alla settimana. Ha sottolinea­to che già il termine attuale di otto giorni è molto breve per effettuare i controlli.

La rettifica di Roberto Balzaretti

Le condizioni particolar­i del mercato del lavoro svizzero restano essenziali nelle trattative con l’Ue. Lo ha affermato il capo della Direzione degli affari europei Roberto Balzaretti ai microfoni della Rsi, a margine di una serata pubblica all’Usi di Lugano. A proposito delle affermazio­ni del consiglier­e federale, ha dichiarato: “In realtà Ignazio Cassis ha detto qualcosa – senza offesa per lui – di banale. Ha detto: ci sono differenze importanti su alcuni punti, ha chiesto ai negoziator­i di spremersi le meningi, così magari troviamo una via. Le condizioni particolar­i del mondo del lavoro svizzero sono un punto essenziale del negoziato che non s’è mosso. Non ci sono concession­i possibili al di là del mandato negoziale, che Cassis da solo non può modificare”.

In realtà Ignazio Cassis ha detto qualcosa – senza offesa per lui – di banale. Non ci sono concession­i possibili al di là del mandato negoziale, che Cassis da solo non può modificare.

 ?? KEYSTONE ?? Roberto Balzaretti, a sinistra e Ignazio Cassis
KEYSTONE Roberto Balzaretti, a sinistra e Ignazio Cassis

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland