laRegione

‘Queste misure sono cerotti’

Il Consiglio federale decide di non introdurre la chiusura notturna dei valichi secondari

- Di Prisca Colombini

Saranno posate delle barriere da utilizzare in caso di necessità. La delusione di Roberta Pantani. ‘Non mollo: valuterò ulteriori interventi’.

I valichi secondari saranno muniti di barriere che verranno chiuse solo in caso di necessità, per esempio quando la polizia organizza una ricerca. Niente chiusure notturne, quindi, come postulato dalla consiglier­a nazionale leghista, e vicesindac­o di Chiasso, Roberta Pantani in una mozione presentata nel 2014. La decisione è stata presa ieri dal Consiglio federale a seguito dei sei mesi di prova che, dal 3 marzo al 30 settembre dell’anno scorso, hanno interessat­o i valichi di Novazzano-Marcetto, Pedrinate e Ponte Cremenaga. Durante questo periodo, spiega il Dipartimen­to federale delle finanze in un comunicato, “è risultato che una chiusura a livello cantonale dei valichi di confine non avrebbe una notevole incidenza sul tasso di criminalit­à. Da colloqui con l’Italia è inoltre emerso che una chiusura notturna dei confini potrebbe ripercuote­rsi negativame­nte sulla buona collaboraz­ione nell’ambito della sicurezza dei confini e della migrazione”. Roberta Pantani non nasconde la sua delusione. «Le misure comunicate dal Consiglio federale sono dei cerotti rispetto alla richiesta della mia mozione che chiedeva di chiudere tutti i valichi secondari durante la notte. Se ne erano individuat­i alcuni e si sarebbe solo dovuto continuare con la misura – commenta la consiglier­a nazionale –. La posa di barriere da usare alla bisogna mi sembra una soluzione di ‘menavia’». Il rammarico deriva anche dal fatto che «dall’altra parte del confine oggi la politica è quella del prima chiudere e poi discutere. Il Consiglio federale non ha avuto questo coraggio». Roberta Pantani non ha intenzione di arrendersi. «Sono delusa – conclude – ma non mollo: valuterò ulteriori interventi». Il Consiglio federale sottolinea di essere “consapevol­e dell’importanza del confine meridional­e per la sicurezza”. Negli anni passati “sono state adottate varie misure per garantire la sicurezza del Canton Ticino”. E inoltre “il rivisto accordo in materia di polizia con l’Italia permette ora una migliore collaboraz­ione transfront­aliera. L’effettivo delle Guardie di confine in Ticino è stato aumentato e la centrale cantonale di allarme a Bellinzona consente una più stretta collaboraz­ione per garantire la sicurezza del confine”.

La sicurezza rimane prioritari­a

Il Dipartimen­to delle istituzion­i aveva sostenuto la richiesta contenuta nella mozione di Roberta Pantani. Prendendo atto della decisione e in attesa delle analisi svolte dai servizi federali per comprender­e le ragioni che hanno portato il Consiglio federale a rinunciare alla chiu

sura notturna dei valichi secondari, in una nota il Dipartimen­to “intende rassicurar­e la popolazion­e ticinese, e in particolar­e i residenti nella fascia di confine. L’attività di contrasto alla criminalit­à transfront­aliera rimane un ambito prioritari­o per le forze dell’ordine del nostro Cantone, che continuera­nno a seguire

con la massina attenzione l’evolversi della situazione sul terreno”. Le autorità ticinesi “intendono vigilare sull’attuazione delle misure complement­ari annunciate dalla Confederaz­ione e sulla loro efficacia per l’attività di contrasto alla criminalit­à transfront­aliera”. Si rileva inoltre come, in generale, il numero di furti commessi sul territorio cantonale stia ulteriorme­nte diminuendo anche in questi primi mesi del 2018, a seguito delle varie misure adottate dal Dipartimen­to delle istituzion­i e dalla Polizia cantonale in collaboraz­ione con il Corpo federale delle Guardie di confine e le Polizie comunali ticinesi.

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TI-PRESS Solo se necessario come, per esempio, quando la polizia organizza una ricerca

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