Parco? No grazie, stiamo con noi
La società postmoderna regala relazioni aperte e teleconnesse, tuttavia non annulla la coppia sommersa e truce sangue e terra. Allora spesso riaffiorano le rappresentazioni della stirpe, la nostalgia che lavora per l’autoconservazione – si paventa anche la guerra. Il parco del locarnese doveva essere alpino nell’idea dell’esimio Graziano Papa. Ma non tardò l’antipasto offerto dagli oppositori, allorché i cittadini di Cevio si dichiararono fuori togliendo un’area molto grande (2009). Il piatto forte è cronaca recente. Il territorio è mezzo di produzione e oggetto di scambio. Il progetto avrebbe dato un poco di linfa alle attività rurali precarie, al turismo che conosciamo, al piccolo commercio del territorio, il quale è ormai più oggetto della civilizzazione che soggetto della natura. Anche l’idea di un parco deputato alla protezione di parte dell’ambiente è idea nuova rispetto all’utilizzo tradizionale, quindi è un portato della civilizzazione. Ciò può anche sentire di violenza, astuzia, trama. Ma allora sta all’intelligenza prendere il valore attuale della proposta che va dritta alla questione ecologica, che invita a riconoscerne la dignità e l’urgenza. Ecologìa è problema planetario importante come pochi, importante in ogni luogo e per ogni mente. Ecologìa significa capire perché i cicli della natura vanno mantenuti: cosa non più evidente! Come anche il Parc Adula il Pnl avrebbe costituito un’istituzione concreta cui riferire elementi di discussione circa la crescita materiale dell’umanità e la riproduzione della natura. Ma accade che i nemici della società aperta sanno segretamente di essere migliori. Sotto i termini diversi con cui raccontare la cosa, essa siede sempre sulla disputa fra religione autologico-patriarcale e religione legale-universale.
Roberto Kufahl, Torre-Blenio