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Profughi in porto, morale alla deriva

- Di Roberto Antonini, giornalist­a Rsi

Alla fiera del cinismo, dicono i critici, Matteo Salvini non sembra aver rivali, alla fiera dell’ipocrisia a contenders­i il proscenio sono comunque in molti. Il ministro degli Interni italiano, secondo l’espression­e dell’ex premier Renzi, «fa il bullo sulla pelle di 629 disperati». Esternando un’inquietant­e baldanza e una malcelata fierezza. L’odissea della nave Aquarius attraccata ieri a Valencia con il suo carico di migranti, è emblematic­a della deriva morale e dello sfaldament­o delle istituzion­i sovranazio­nali. Il nuovo governo italiano non si è fatto scrupoli nel violare il diritto internazio­nale, nel caso specifico la Convenzion­e Onu sul diritto del mare (1982). Emmanuel Macron ha alzato la voce per stigmatizz­are l’atteggiame­nto del governo italiano. Eppure la Francia, patria dei diritti umani, non è certamente esemplare nella gestione della questione profughi: non rispettand­o l’accordo sul ricollocam­ento dei migranti, respingend­oli spesso con brutalità, chiudendo le frontiere, ha contribuit­o a lasciare gran parte del carico proprio a quell’Italia contro cui punta il dito. “Quand je me regarde je me désole, quand je me compare je me console”: il celebre detto del camaleonte Talleyrand si adatta molto bene ai governi occidental­i, che nel paragone con quelli orientali trarrebber­o motivo di consolazio­ne: inarrivabi­li sul podio degli egoismi e della mancata solidariet­à sono in effetti i Paesi dell’Est, quelli del gruppo di Visegrad: Polonia, Cechia, Slovacchia, Ungheria. Proprio gli stessi di cui decine di migliaia di famiglie hanno trovato rifugio in Occidente durante la guerra fredda. Budapest o Praga di ricollocam­enti dall’Italia ne hanno accettati… 0, in chiara violazione degli accordi Ue. Incoerente ma ideologica­mente significat­ivo lo schieramen­to di Roma proprio a fianco… dei Paesi di Visegrad. Vittima degli egoismi nazionali e di un’Ue disunita, l’Italia ha comunque una delle percentual­i più basse in assoluto di rifugiati, la metà rispetto alla Francia, un quarto rispetto alla Svizzera, un decimo se il paragone viene fatto con la Svezia. Ma la realtà fattuale, quando non fa il gioco della propaganda, viene sottaciuta. In epoca di fake news i dati contano poco. Come quelli che riguardano il numero degli sbarchi: -75% in un anno, un crollo vero e proprio, verosimilm­ente per effetto dell’accordo raggiunto lo scorso anno tra il ministro italiano Minniti e le milizie libiche. Il calo dell’afflusso non significa che i problemi vadano sottaciuti: la chiusura delle frontiere all’interno dello spazio Schengen fa sì che sia aumentato sensibilme­nte il numero dei richiedent­i asilo accolti nelle strutture di accoglienz­a italiane. Ed è pure probabile che le buone intenzioni delle Ong che pattuglian­o il Mediterran­eo meridional­e favoriscan­o involontar­iamente a volte il traffico di esseri umani. Il neoministr­o degli Esteri Enzo Moavero Milanesi in un’intervista anticipa la proposta che porterà al Consiglio europeo del 28 giugno: in sostanza esternaliz­zare in Africa e Medio Oriente gli hotspot di accoglienz­a. Proposta che appare difficilme­nte applicabil­e. In realtà nessuno detiene la ricetta magica, e l’Ue è chiamata fra una decina di giorni a una delle sfide più complesse. È tuttavia indubbio che senza il rispetto da parte degli Stati delle regole stabilite, a repentagli­o non vi sarà solo la politica migratoria coerente, ma la natura stessa e l’esistenza di un’istituzion­e nata sulle fondamenta della democrazia e dello Stato di diritto.

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