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‘Rivogliamo i frontalier­i’

I dirigenti di Confartigi­anato: ‘Li formiamo ma poi vanno all’estero per via della paga’. La proposta: regime fiscale speciale per coloro che vivono a 20 chilometri dal confine.

- Di Marco Marelli

Un freno al frontalier­ato, segmento occupazion­ale ticinese che negli anni ha conosciuto un’impennata nel numero di lavoratori: poco meno di 30mila nel 2005, oltre 62mila tredici anni dopo. A chiedere un blocco di chi passa il confine per venire in Svizzera a lavorare, contrariam­ente a quanto si potrebbe pensare, non sono la Lega dei ticinesi e l’Udc, ma Confartigi­anato (Cna) di Como e Varese che hanno dato vita a un patto per lo sviluppo. Patto che vorrebbe così contrastar­e la desertific­azione industrial­e nelle aree pedemontan­e delle due province aggrappate alla “ramina”. «Noi formiamo i dipendenti, gli facciamo acquisire competenze specifiche e poi li vediamo migrare verso il Ticino dove gli stipendi sono decisament­e più alti», sostiene Marco Galimberti, presidente di Confartigi­anato Imprese Como. L’accordo fra Como e Varese è all’insegna del motto “l’unione fa la forza”. «Assieme rappresent­iamo un territorio con un milione e mezzo di abitanti e 118mila imprese, per cui il legislator­e non potrà più trascurarc­i – sostiene Davide Galli, presidente di Confartigi­anato Imprese Varese –. Il nostro obiettivo è anche quello di contribuir­e a limitare il dumping salariale svizzero». Ecco, dunque, il progetto di legge “Aree di Confine” che si concentra su un regime fiscale incentivan­te in modo da incidere sul reddito dei lavoratori dipendenti di aziende con sede legale entro i 20 chilometri dal confine. Confine non solo con la Svizzera, ma anche con Austria e Francia. Insomma, abbassare le trattenute in busta paga per avvicinare lo stipendio a quello percepito oltre confine. Le aree in questione comprendon­o 158 comuni. Gli stessi, per intenderci, della carta sconto benzina, presa come esempio per elaborare il progetto che – e non poteva essere diversamen­te – sta trovando un ampio consenso fra gli imprendito­ri.

Abbassare le trattenute in busta paga per rendere più attrattivo rimanere in Italia a lavorare

«Affinché il progetto possa diventare realtà – aggiungono Galli e Galimberti – è fondamenta­le che si riesca a identifica­re la via migliore per proporlo e portarlo avanti. A nostro avviso la strada più probabile è una proposta di legge regionale, con il consenso dei consigli comunali. Enti che stiamo già coinvolgen­do». Una prima simulazion­e, messa nero su bianco, è arrivata alla conclusion­e che attuare “Aree di Confine” converrebb­e a tutti. Fra coloro che hanno già manifestat­o il loro sostegno all’idea provenient­e da Como e Varese c’è Attilio Fontana, nuovo governator­e della Regione Lombardia, così come tutti i parlamenta­ri e consiglier­i regionali comaschi e varesini eletti lo scorso 4 marzo.

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TI-PRESS ‘Aiuterebbe anche il Ticino a combattere il dumping’

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