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Settimana di passione in vista per il petrolio

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Occhi puntati sulla riunione dell’Opec di venerdì prossimo. Una riunione considerat­a da molti osservator­i ed esperti come una delle più importanti degli ultimi anni e che potrebbe confermare le intenzioni dell’Arabia Saudita e della Russia di premere per allentare le quote produttive. Decisione che incontrere­bbe la resistenza di Iran, Iraq e Venezuela. Già da giorni l’attenzione degli analisti, e soprattutt­o dei mercati, è concentrat­a sul ‘verdetto’ che uscirà dal tavolo dei produttori di greggio. Venerdì scorso, dopo una giornata di tensione e di cali considerev­oli, le quotazioni del petrolio hanno registrato un vero e proprio crollo a New York. Il Wti e il Brent hanno perso in giornata ben oltre il 2% con un minimo di seduta rispettiva­mente a 64,65 dollari e 73,32 dollari al barile. Poi il vero e proprio tonfo sulla piazza americana, con una chiusura che si è attestata a meno 3,03% e con il prezzo del barile fissato a 64,86 dollari. «I russi – spiega John Kilduff di Again Capital – stanno spingendo per un aumento maggiore di quello atteso in precedenza e l’Opec adesso è divisa. I sauditi stanno cercando di dare una certa moderazion­e, ma sarà una settimana volatile». Secondo alcune fonti, i russi punterebbe­ro a un aumento di 1,5 milioni di barili (vale a dire quello che mancherà al mercato a causa delle crisi relative a Venezuela e Iran), mentre l’Arabia Saudita ha affrontato due diversi scenari possibili, con incrementi che variano tra 500mila e 1 milione di barili. Insomma «l’aumento della produzione sembra essere sicuro, la domanda è di quanto», conclude Carsten Fritsch di Commerzban­k. Il momento sui mercati è reso ancora più delicato dalla concomitan­za dei timori e delle conseguenz­e dei dazi commercial­i imposti dall’amministra­zione Trump e dalla disastrosa situazione economica in cui versa il Venezuela. Ed è proprio per poter compensare gli effetti dei dazi statuniten­si sulla propria economia che Caracas e Tehran spingono per mantenere alti i prezzi dell’oro nero. Ieri il rappresent­ate iraniano all’Opec, Hossein Kazempour, ha ribadito a Bloomberg che il suo Paese è contrario all’incremento produttivo e si è detto fiducioso che «molti altri aderenti all’Opec pensino nello stesso modo», anche perché «il mercato non necessita di tale aumento di produzione, in quanto è ben rifornito». Stando a Kazempour, tra gli alleati dell’Iran su questa vicenda vi sarebbero Iraq e Venezuela, con cui Teheran si sarebbe già consultata. La settimana si annuncia dunque tesa e difficile in attesa, come detto, di venerdì prossimo.

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TI-PRESS Aumento dell’estrazione?

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