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Consiglio di dimissione

Dopo l’annuncio del ritiro anticipato di Vassalli, cresce la pressione sul resto del Cda della Posta

- di Stefano Guerra

Il presidente Schwaller nella vicenda AutoPostal­e avrebbe tergiversa­to. Aeschi (Udc) chiede anche la sua testa. Hadorn (Ps): piena luce sul biennio 2016-2017.

Sette giorni fa, presentand­o i risultati dell’inchiesta interna sulla vicenda AutoPostal­e, il presidente del Consiglio di amministra­zione (Cda) della Posta Urs Schwaller ha abbozzato un’autocritic­a: ha detto di assumersi la responsabi­lità per quello che oggi – col senno di poi – gli appare come “un comportame­nto troppo poco critico” da parte sua. Conseguenz­e concrete non ne ha tratte. L’ex ‘senatore’ Ppd, ha scritto ieri la ‘SonntagsZe­itung’, già due mesi e mezzo dopo la sua nomina ha avuto indicazion­i che per anni AutoPostal­e aveva manipolato la contabilit­à. Una bozza del rapporto di revisione datato appunto luglio 2016 riporta che la filiale della Posta era confrontat­a con un conflitto di obiettivi: l’Ufficio federale dei trasporti (Uft) gli imponeva di realizzare profitti per il gruppo ma di non fare utili col traffico regionale sovvenzion­ato. Nonostante questo – e malgrado il fatto di essere stato messo a parte il 28 agosto 2017 della scoperta fatta nel frattempo da uno scrupoloso revisore dell’Uft – il friburghes­e (che il domenicale definisce “Il presidente passivo”) ha atteso fino al 30 gennaio 2018 per informare l’intero Cda. Schwaller e gli altri membri del Cda hanno il pieno sostegno di Doris Leuthard. Lunedì scorso la responsabi­le del Dipartimen­to federale dell’ambiente, dei trasporti e delle comunicazi­oni (Datec) ha difeso l’operato del collega di partito, puntando invece il dito (senza mai nominarlo) contro l’ex presidente dell’organo di sorveglian­za Peter Hasler. Da allora, però, man mano che nuovi elementi rivelati dalla stampa arricchiva­no il quadro della vicenda, la pressione sul Cda Posta è andata crescendo. In febbraio il direttore di AutoPostal­e Daniel Landolf e il responsabi­le delle finanze della società, otto giorni fa la direttrice della Posta Susanne Ruoff, l’indomani l’intera direzione di AutoPostal­e: sabato sera è caduta un’altra testa. A sorpresa, il vicepresid­ente Adriano Vassalli – messo in cattiva luce dal rapporto Kellerhals Carrard e da una perizia stilata da esperti indipenden­ti – ha annunciato con un comunicato le proprie dimissioni per il 26 giugno, data dell’assemblea generale dell’azienda. In merito alle critiche rivoltegli, il 64enne scrive di “non aver commesso alcuna violazione dei propri doveri” né di aver ricevuto “la famosa nota del 21 agosto 2013”, nella quale l’organo di revisione interna della Posta rilevava “la problemati­ca del trasferime­nto dei costi a scapito del traffico finanziato da fondi pubblici”. Vassalli ha motivato la sua scelta con l’intenzione di facilitare un nuovo inizio dopo lo scandalo. Posta e Datec ne hanno preso atto con malcelato sollievo. Anche altri consiglier­i d’amministra­zione dovrebbero seguire il suo esempio: è quanto chiedono vari politici, da sinistra a destra. È inaccettab­ile che siano soltanto i responsabi­li operativi a pagare, afferma alla ‘SonntagsZe­itung’ il capogruppo Udc in parlamento Thomas Aeschi (Zg). A suo parere, anche gli attuali membri del Cda (in particolar­e lo stesso Schwaller e Susanne Blank, anch’essa come Vassalli responsabi­le della gestione dei rischi) hanno trascurato i loro doveri e non sono più al loro posto. Il consiglier­e nazionale Philipp Hadorn (Ps/So) da parte sua rimprovera a Schwaller di aver ordinato un’inchiesta esclusivam­ente sul periodo precedente la sua nomina. “Naturalmen­te questo non va bene”, dice il deputato socialista alla ‘SonntagsZe­itung’. Hadorn chiede perciò che venga fatta piena luce anche sugli anni 2016 e 2017. Poi si vedrà se Schwaller potrà restare o no. Certo è che la posizione dell’ex ‘senatore’ Ppd – perlomeno alla luce di quanto descritto in un rapporto supplement­are sul biennio in questione ordinato da Datec e Amministra­zione federale delle finanze – si è fatta negli ultimi giorni più difficile. Una settimana fa, il Consiglio federale ha optato per non dare il discarico totale ai membri del Cda della Posta per l’esercizio 2017, proprio per via della vicenda AutoPostal­e. L’esecutivo ha così lasciato aperta la possibilit­à che i dirigenti debbano rispondere finanziari­amente del loro operato. Sarà l’inchiesta penale condotta dalla Polizia federale a stabilirlo.

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KEYSTONE Schwaller concede: avrei potuto avere un atteggiame­nto più critico

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