I talebani affossano le speranze di pace
I ribelli ‘non interessati’ a una estensione della mini-tregua. Oltre 60 morti in due attentati.
Il tentativo del presidente Ashraf Ghani di forzare l’avvio di un processo di pace in Afghanistan è naufragato, almeno per ora, dopo il rifiuto dei talebani di aderire a un’estensione del mini cessate-il-fuoco rispettato dalle parti in occasione della fine del mese santo di Ramadan. Le speranze erano basate sul fatto che, per la prima volta dall’inizio del conflitto provocato dal rovesciamento nel 2001 del governo dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, soldati afghani, militari stranieri e ‘mujaheddin’ talebani avevano sospeso le ostilità per tre interi giorni. Dalle province – Kabul, Nangarhar, Paktika ed Herat – erano giunte notizie di inediti incontri fra forze di sicurezza e insorti, e di celebrazioni di Eid ul-Fitr, la festività che segna la fine del Ramadan, con la popolazione civile. I giornalisti erano rimasti sorpresi quando il governo aveva diffuso una foto del ministro dell’Interno, Wais Ahmad Barmak, a colloquio con responsabili talebani a Kabul, e avevano chiesto una conferma dell’autenticità del documento, ricevendola. Ma la tregua, che sabato il capo dello Stato ha proposto di prorogare per un altro periodo, è stata respinta dagli insorti al massimo livello. “Non siamo interessati ad una sua estensione – si legge in un comunicato pubblicato sul portale ‘Voce della Jihad’ – e da stasera i combattenti torneranno alle loro consuete operazioni”. Inoltre il successo della tregua ha provato che “l’Emirato islamico guida la ‘jihad’ nel Paese e che i combattenti eseguono strettamente i suoi ordini”. E anche che “gli americani invasori dovrebbero rendersi conto e comprendere la realtà della situazione (...) sedendosi direttamente a dialogare con l’Emirato islamico per trovare una soluzione al pasticcio afghano ritirando le forze di occupazione dall’Afghanistan”. Il cessate il fuoco disposto da Ghani, e la sua idea di estensione, avevano ottenuto appoggio a livello afghano ed internazionale, ed era stato sostenuto anche dalla missione ‘Resolute Support’ della Nato. Ma poi alle proposte di Kabul si sono contrapposte forze sul terreno, fra cui l’Isis, che hanno utilizzato kamikaze per compiere due attentati nella provincia orientale di Nangahar, provocando più di 60 morti e un centinaio di feriti.