Chi in porto, chi in alto mare
Diplomazia in fermento dopo lo sbarco dei 630 migranti soccorsi settimana scorsa al largo della Libia
Arrivato ieri a Valencia il convoglio con la nave Aquarius. Riparte dagli incontri tra Italia, Francia e Germania la ricerca di un approccio comune.
Il primo dei 630 mette il piede sulla terra promessa in un silenzio irreale qualche minuto dopo le 7 di una splendida domenica d’estate con il sole caldo e il mare piatto, nove giorni dopo esser stato ripescato davanti alla Libia mentre andava alla deriva con altri disperati su un gommone destinato a finire a fondo. Finisce sul molo 1 del porto di Valencia, quello per le navi da crociera, l’odissea dell’Aquarius. Alle 17.30 lo sbarco è concluso e diversi migranti sono già nei centri di accoglienza. 144, invece, vanno in ospedale, di cui 22 minori, per accertamenti più approfonditi, ma alla fine saranno probabilmente solo 6 quelli che verranno ricoverati per patologie pregresse. Le Ong rilanciano le critiche. “Fino a che i governi europei non si prenderanno le proprie responsabilità #Aquarius sarà obbligata a continuare a condurre operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo” twitta Msf con la nave ancora fuori dal porto. Parole ripetute fino alla noia nella conferenza stampa congiunta con Sos Méditerranée. Salvini ringrazia diplomaticamente il governo spagnolo e dice provocatoriamente di augurarsi che «ne accolga altri 66mila». Alla vigilia dell’incontro a Berlino tra Giuseppe Conte e Angela Merkel in vista dell’insidioso vertice Ue di fine giugno, rivendica un protagonismo italiano sul dossier che scuote le cancellerie di mezza Europa, avvertendo ancora una volta che la priorità è «l’interesse nazionale». Il ministro dell’Interno italiano ne ha anche per Macron. «Sono sicuro che, con il presidente francese, che ha un cuore così grande, dopo la Spagna toccherà alla Francia e poi magari al Portogallo e a Malta» accogliere i migranti. Roma, quindi, continuerà a tenere i porti chiusi, come del resto ha ribadito sabato Salvini alle due navi umanitarie di associazioni tedesche con bandiera olandese: «Non sbarcherete in Italia».
Coalizione a rischio in Germania
Intanto il governo di Pedro Sanchez mette le mani avanti. E dopo aver chiarito che saranno rimandati indietro i migranti dell’Aquarius che non hanno diritto all’asilo, Madrid, attraverso il ministro dell’Immigrazione Magdalena Valerio, precisa che l’Unione europea «deve riconoscere di aver bisogno di una politica sull’immigrazione adatta a questi tempi». Il tema occuperà oggi e domani la diplomazia europea. Verrà affrontato negli incontri fra Conte, Macron e Angela Merkel. La cancelliera tedesca è sotto tiro del suo ministro dell’Interno, il falco bavarese Horst Seehofer. Dopo l’affronto dell’‘asse dei volenterosi’ con Roma e Vienna lanciato da Seehofer in chiave anti-Merkel e la richiesta di una decisione immediata sui respingimenti dei migranti ai confini con i partner europei, il rischio che salti la coalizione non è mai tramontato. L’ultimatum ufficiale di Seehofer scadrebbe oggi. Ma secondo la ‘Bild’ online la Csu sarebbe disposta ad ammorbidire la linea, per andare incontro alla leader e concedere le due settimane richieste in vista di un possibile accordo con i partner dell’Ue.
‘Sfida europea, risposta europea’
La cancelliera finora ha resistito, rifiutando qualsiasi fuga in avanti e ripetendo che «quella delle migrazioni è una sfida europea, che ha bisogno di una risposta europea». Sarà questa la linea dell’incontro odierno con il premier italiano: la necessità di un’azione concertata tra i 28 per ridisegnare il sistema d’asilo, confortata dalle parole di sabato del ministro degli Esteri Heiko Maas che ha teso una mano a Roma, ammettendo che «la Germania ha fatto molti errori con l’Italia» e parlando di aperture nei confronti dell’esecutivo Cinque Stelle/Lega. Una sponda su questa linea è quella offerta dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker che ha ribadito più volte che gli «assolo nazionali non portano» ad alcun progresso.