laRegione

I semafori non decollano

Cadenazzo-Quartino, restano le rotonde. E Zali pensa al volo Lugano-Ginevra

- di Beppe Donadio

Bocciata con un scarto di due voti la richiesta di credito di oltre 3 milioni di franchi per la sostituzio­ne delle rotatorie con semafori intelligen­ti

Chi nasce rotonda non muore semaforo, verrebbe da dire. Bocciata nella serata di ieri in Gran Consiglio la cosiddetta “onda verde” tra Cadenazzo e Quartino, progetto di fluidifica­zione del traffico nel quale il governo vedeva garanzia di sostenibil­ità del traffico almeno sino al gennaio del 2020, data nella quale il tratto passerà all’Ufficio federale delle strade (Ustra). Solo due voti hanno affossato la richiesta di credito di 3 milioni e 300mila franchi per la semaforizz­azione della cantonale Camorino-Locarno, tratta Cadenazzo-Quartino, nei Comuni di Cadenazzo e Gambarogno. Due soli voti contro un progetto che aveva unito gli sforzi del Dipartimen­to del territorio, di uno studio privato specializz­ato in traffico, della Commission­e intercomun­ale dei traporti (Cit) e di una parte dei Comuni interessat­i, concordi sull’installazi­one di semafori intelligen­ti che avrebbero «dimezzato i tempi di percorrenz­a», in luogo di rotatorie «sbagliate e inefficaci», concetto riportato ieri integralme­nte dal relatore del progetto Fabio Badasci (Lega). L’assenza di un imponente fronte del “no” all’iniziativa, non dice quanto il mancato risarcimen­to ai Comuni per le partecipaz­ioni finanziari­e sostenute al momento della costruzion­e delle rotonde abbia influito sull’esito della votazione. Rotonde «a suo tempo volute – sempre Badasci – per sole questioni di sicurezza” da Comuni che hanno poi «industrial­izzato l’area», appesanten­done il transito con «centri commercial­i generatori di traffico, mandando in tilt la situazione viaria». Una pretesa di risarcimen­to «non giustifica­ta», per una situazione accresciut­a nella sua gravità dal «fermento edilizio di cui si è approfitta­to». Motivo per il quale, per l’eventuale smantellam­ento delle rotatorie, nulla sarebbe stato dovuto.

Il mal di pancia dei locarnesi

Rotonde «obsolete e superate dagli eventi» anche per Bruno Buzzini (sempre Lega), per il quale sarebbe stato «il momento di agire», fronteggia­ndo i «78mila veicoli al giorno» divenuti negli anni «28mila passaggi giornalier­i». Fermo il “no” ai semafori di Bruno Storni (Ps), punto di arrivo di una «simulazion­e poco affidabile e credibile», orfana del concetto che «le onde verdi funzionano sino alla saturazion­e, e non su strade in doppia direzione, se non per flussi assolutame­nte identici, il cui verificars­i è impossibil­e». Un “no” che sta nella convinzion­e che la soluzione al problema stia «nel trasferime­nto del traffico dalla strada alla ferrovia». Da destra, sostenendo «la criticità per gli abitanti del Gambarogno», si è astenuto Cleto Ferrari.

Del «mal di pancia quotidiano dei locarnesi», ma anche del rischio che i semafori porterebbe­ro gli stessi a ‘buttarsi’ sull’altro tratto del Piano di Magadino («il locarnese, a quella rotonda, si chiede tutti i giorni dove è meglio andare») si è fatto tramite Marco Passalia (Ppd + Generazion­e giovani). A bocce ferme, Paolo Caroni, presidente della Cit, comunica alla ‘Regione’ tutta la sua delusione: «C’erano elementi oggettivi in questa che era un’ottima soluzione ponte». E adesso? «Adesso restiamo con il Piano congestion­ato. Si è votato contro, ne prendiamo atto». L’idea di un test preventivo, così come proposto da alcune forze politiche durante la discussion­e di ieri, «spetta eventualme­nte al Cantone. Ma la strada passerà all’Ustra, e non c’è tempo per provare ancora». In sostanza, per Caroni, si tratta di «un’altra occasione persa per il Locarnese, così come ne sono state perse altre».

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Ieri in Gran Consiglio progetto viario sul Piano bocciato per 2 soli voti. Sull’aeroporto annunciate trattative in corso
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TI-PRESS La pazienza, virtù dell’automobili­sta

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